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09/01/2013 08:02:52

Politiche 2013. Ecco i candidati alla Camera e al Senato del Pd in Sicilia. Esclusi eccellenti

09,00 - Tre capilista, tra cui Pierluigi Bersani nella circoscrizione Sicilia Occidentale, e cinque ‘esterni’, tra cui il giornalista Corradino Mineo, che guiderà la pattuglia dei candidati al Senato. 

Passa dunque la linea del segretario siciliano del Pd, Giuseppe Lupo, che dopo una estenuante trattativa con i vertici nazionali del partito, conclusa in nottata, è riuscito a compiere in pieno la missione affidatagli per mandato dalla direzione regionale che era contraria alla candidatura in Sicilia di 11 esterni.
Capolista della Sicilia Orientale è Flavia Nardelli, direttrice dell’Istituto Sturzo. Bersani e Nardelli, che sono candidati anche in liste di altre Regioni, in base agli accordi in caso di elezione opteranno per il seggio fuori dall’isola, liberando dunque due posti utili. I cinque esterni che saranno inseriti nelle liste di Camera e Sanato sono: Amedeo Bianco, presidente nazionale dell’Ordine dei medici; Fausto Raciti, responsabile dei giovani del Pd; Luciana Pedoto, parlamentare uscente in quota Fioroni; Marco Causi, parlamentare uscente in quota Veltroni; Luigi Taranto, direttore della Confcommercio. Gli altri posti in lista sono occupati dai vincitori delle primarie, la loro collocazione sarà stabilità in base a dei coefficienti.
Rimangono fuori dunque l’ex pm ed ex assessore del governo Lombardo, Massimo Russo e il senatore socialista Carlo Vizzini, nomi non graditi ai dirigenti democratici siciliani. Il segretario Lupo aveva ricevuto il mandato dalla direzione regionale del partito di non accettare nelle liste della Sicilia candidati siciliani che non avessero partecipato alle primarie. Centrato anche l’obiettivo di non superare la quota del 2008 di candidati bloccati da Roma, allora furono sei.

C'è il nodo D'Antoni: l'ex viceministro, giunto ottavo nel collegio di Palermo, difficilmente rientrerebbe in posizione eleggibile. Ma per Sergio D'Antoni si prospetterebbe un ruolo di governo, in caso di vittoria di Bersani e del centrosinistra. Un accordo definitivo sulle candidature lancerà anche la lista del Megafono, la creatura politica del presidente della Regione Rosario Crocetta, che dovrebbe correre in Sicilia in alleanza con il Pd. Obiettivo: vincere il premio di maggioranza al Senato in una delle regioni ritenute strategiche per la vittoria alle Politiche. Fra i candidati del Megafono anche il mecenate Antonio Presti, che ha promosso la "Fiumara d'arte" con opere dei maggiori artisti contemporanei sulla collina di a Castel di Tusa (Messina).

Enzo Bianco, presidente dei Liberal Pd, in seguito alla candidatura per il Parlamento che gli è stata offerta dalla Commissione nazionale, ha detto di aver declinato l’invito in quanto intende impegnarsi in prima persona a Catania, dove in primavera ci saranno le amministrative.

Ecco tutti i nomi dei candidati del Partito Democratico in Sicilia alle prossime elezioni politiche. In rosso i "trapanesi", in grassetto gli eletti con sicurezza.

Nel collegio del Senato a guidare la lista dei candidati in Sicilia è il giornalista Corradino Mineo (che è originario di Partanna, quindi potremmo anche considerarlo come un candidato della provincia di Trapani....). Secondo in lista risulta Nino Papania, Venerina Padua, Amedeo Bianco, Pamela Orrù, Liliana Modica, Giovanni Barbagallo, Alessandra Siragusa, Gigi Bellassai, Pino Apprendi, Antonio Saitta, Tonino Russo, Giovanni Cafeo, Lillo Speziale, Lucia Tarro Celi, Angela Barone, Carmela Castelluccio, Giovanni Battaglia, Giuliana Zerilli, Enzo Di Girolamo, Antonella Maggio.

Nel collegio Sicilia Occidentale a guidare la lista dei candidati alla Camera c’è come annunciato il segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani.

Questi gli altri venti candidati: Magda Culotta, Angelo Capodicasa, Luigi Taranto, Marco Causi, Davide Faraone, Daniela Cardinale, Teresa Piccione, Angelo Ribaudo, Tonino Moscatt, Maria Jacono, Dario Safina, Rosalia Stadarelli, Daniele Camilleri, Francesca Corpora, Marina Militello, Bernardo Mattarella, Davide Cammarata, Angela Maria Galvano, Rosa Faragi, Annamaria Angileri.

I candidati in lista per la Sicilia Orientale Camera dei Deputati, approvati dalla direzione nazionale del Pd, sono: Flavia Nardelli, Giuseppe Beretta, Francantonio Genovese, Giuseppe Lauricella, Fausto Raciti, Giuseppe Zappulla, Vladimiro Crisafulli, Luisella Albanella, Maria Tindara Gullo, Giovanni Burtone, Sofia Amoddio, Marilena Samperi, Tania Spitaleri.

Non c'è Salvatore Gino Gabriele, l'ex Sindaco di Pantelleria per il quale si erano spesi nei confronti di Bersani una serie di giornalisti, intellettuali, imprenditori:"Ringrazio tutti coloro che in questi giorni hanno creduto nel progetto di un parlamentare per le isole minori. A volte, purtroppo, sognare la politica al servizio del proprio paese rimane solo un sogno. Poi prevalgono scelte che fanno i conti con piccoli interessi privi di lungimiranza. Coltivare il sogno di dedicarsi alla crescita economica, sociale e culturale delle isole minori siciliane e delle realtà marginali è stato bello ed emozionante. Io continuo a credere nella buona politica, nel ruolo delle Istituzioni e nel rispetto dei cittadini".

In un'altra regione chiave, la Lombardia, il Pd schiera come capilista lo stesso Bersani (Lombardia 1), il docente della Cattolica Carlo Dell'Aringa (Lombardia 2), Cinzia Fontana (Lombardia 3), senatrice eletta nel 2008. Massimo Mucchetti, ex del Corriere della Sera, è capolista al Senato. Non è da sottovalutare che qui si vota anche per le regionali. Un dato non da poco, visto che in corsa per il Pirellone c'è anche la lista civica dell'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, la cui presenza alle regionali era inizialmente 'auspicata' dagli stessi Democratici per spaccare la destra di Lega e Pdl. Ora potrebbe rivelarsi un mezzo boomerang. Per due motivi: non solo perché troppo simile - come estrazione - al candidato governatore scelto dal Pd, l'avvocato Umberto Ambrosoli. Ma anche perché, secondo autorevoli studi, la sua corsa alle regionali potrebbe 'tirare' voti per le liste montiane per le politiche, particolarmente per il Senato. Un effetto traino che il Pd vorrebbe scongiurare.

Anche la Campania è centrale per i seggi a Palazzo Madama. Qui il pericolo non sta tanto nelle liste montiane, quanto in quelle messe insieme dall'ex pm Antonio Ingroia. Il 'polo arancione' di fatto è nato in Campania con il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e dunque riesce bene a intercettare i voti della sinistra delusa dal Pd e da Sel, già ai tempi della corsa per le comunali, quando i democratici e vendoliani appoggiarono l'ex prefetto Mario Morcone contro l'attuale primo cittadino. Bene: in Campania, uno dei capilista del Pd al Senato sarà l'ex segretario della Cgil Guglielmo Epifani, l'altra Rosaria Capacchione, giornalista del Mattino che vive con la scorta per via dei suoi servizi sulla Camorra. E, per la conquista di Palazzo Madama, in Campania si lavora anche ad una lista del Psi di Nencini, che corra naturalmente in coalizione con il Pd. Stessa operazione che interessa la Calabria e che è stata tentata - e per il momento naufragata - in Sicilia tramite l'ex socialista ed ex berlusconiano, Carlo Vizzini, il quale si candiderà invece con il Centro Democratico di Tabacci e Rutelli.

Nel Lazio, regione meno importante per conquistare seggi al Senato ma comunque da non sottovalutare, il Pd candida come capolista per Palazzo Madama l'ex coordinatore nazionale antimafia Piero Grasso, il primo dei nomi del listino bloccato presentato al pubblico dallo stesso Bersani, in conferenza stampa tra Natale e Capodanno. Sempre nelle liste del Lazio è stato spostato Beppe Fioroni, nome 'ingombrante', in quanto trattasi di uno dei parlamentari con più di tre mandati alle spalle che vengono ricandidati pur non avendo corso alle primarie ma sulla base della sola deroga concessa dal partito. Fioroni inizialmente era previsto nelle liste della Sicilia, ma la protesta del Pd dell'isola ha bloccato l'operazione.

Tra gli esclusi troviamo Stefano Ceccanti, renziano ma soprattutto filo-montiano del Pd, che commenta con "amarezza e stupore" lamentando "la compressione del pluralismo". Dei montiani Democratici è candidato solo Giorgio Tonini, in Trentino. "Non è servito essere al quinto posto per produttività complessiva di tutti i senatori, secondo del gruppo Pd - spiega Ceccanti - Dato quindi che l'esclusione non è motivabile né in termini di anni di legislatura, né di produttività, né di slealtà, l'unica interpretazione plausibile è che si tratti di una chiara scelta politica. Una scelta che ha ritenuto incompatibile la mia presenza in Parlamento a causa della costante sottolineatura del dovere di continuità, pur nel mutato contesto politico, con l'agenda Monti, che il Pd aveva lealmente sostenuto come partito fino a poche settimane fa. Capisco, peraltro, che questa è la causa delle mancate ricandidature e delle mancate nuove immissioni di una significativa area politica, pur minoritaria". Di lui si dice che sia in fase di addio al Pd, verso Monti. Nulla di ufficiale. Certo la dichiarazione di oggi ha il sapore della rottura definitiva.

Fuori dalle liste anche il renziano Roberto Reggi, che, come anticipato ieri da Huffington Post, alla fine è stato 'scaricato' dallo stesso Renzi. Mentre ce l'ha fatta, sempre in quota Renzi, Ermete Realacci, sostenuto anche da un appello di ambientalisti. Il sindaco di Firenze porta inoltre in Parlamento i fedelissimi Lino Paganelli, Simona Bonafè, Luca Lotti e Yoram Gutgeld, direttore di McKinsey.

Paola Concia pure è stata 'recuperata' grazie ad un appello di intellettuali, è candidata in terza posizione al Senato in Abruzzo e convinta di farcela a essere eletta. Mentre, nonostante gli appelli del presidente della vigilanza Rai Sergio Zavoli e del regista Ettore Scola, sono è in lista Vincenzo Vita.

Dei 38 capilista del Pd, 15 sono donne. "La presenza femminile nelle liste è intorno al 40 per cento. Una rivoluzione femminile da valorizzare e segnalare", dice il segretario alla direzione nazionale. "Noi non abbiamo messo nessuno del governo nelle liste del Pd anche se qualcuno che ci piaceva c'è", aggiunge, concludendo poi trionfante con un'altra metafora faunistica. Dopo il "tacchino sul tetto" citato nel duello tv con Matteo Renzi, arriva la "lepre". In qualche modo più calzante: ci vuole poco. "La lepre da inseguire siamo noi e tutti faranno la gara dietro di noi", sottolinea il leader Dem.