Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
19/01/2013 09:55:37

Terremoto nel PD siciliano, salta la candidatura di Papania: "adesso penso di lasciare la politica".

Papania aveva legittimato la sua posizione facendo carta straccia degli avversari nel corso delle primarie del 30 Dicembre, prendendo oltre 6000 voti. Da allora era cominciato un forte pressing nei confronti del partito per l'incandidabilità di Papania a causa di vecchi problemi giudiziari, della condanna per mafia di Filippo Di Maria, considerato suo factotum (ma il Senatore ha detto più volte di conoscerlo appena) e del nuovo dossier dei carabinieri su un giro di assunzioni clientelari nella gestione del sistema dei rifiuti ad Alcamo che vede Papania definito come un "deus ex machina". 

Le candidature di Crisafulli e Papania sono state considerate incompatibili con il codice etico del partito. Lo ha deciso la commissione nazionale di garanzia presieduta da Luigi Berlinguer "in base a un criterio di opportunità".

E adesso nel Pd che succede? Fino a ieri la possibilità di una non candidatura di Papania era data per impossibile: "Sarebbe come tradire il territorio" aveva detto al Volatore di Rmc 101 Antonella Milazzo, deputato regionale del Pd. Papania non parla, parla però Baldo Gucciardi, capogruppo del Pd all'Ars e compagno di corrente di Papania: "L'esclusione di Papania è un errore che lede pesantemente, e in maniera irreversibile, territori e storie politiche che hanno dato lustro e dignita' alla politica e al Pd".

Queste invece le prime parole del senatore Vladimiro Crisafulli: "E' giacobinismo allo stato puro. Un errore e una scorrettezza clamorosa. Spero che il mio partito non continui su questa strada, quando si sceglie la via della purezza c'é sempre uno più puro che ti epura. E' lo spostamento del mio partito verso posizione giustizialiste. Il Pd ha fatto una scelta che mette in discussione la sua costituzione antropologica. Così andrà solo peggio. Come farò a spiegarlo alle 6.600 persone che son venute a votarmi alle primarie? E' una cosa scorretta che poteva essere evitata. Se volevano arrivare a questo potevano dirmelo anche prima. Voterò Pd, non ci sono dubbi. Ma una quota dell'elettorato si sposterà spaventato da questa scelta, e poi non si votano le fotocopie ma gli originali". Lapidario il commento via tweet dell'ex procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso:"Il fresco profumo di libertà di liste presentabili: che bello essere in buona compagnia".

In una nota dell'ufficio stampa del Pd si aggiunge che "la commissione ha inoltre considerata decaduta la deroga concessa dal comitato elettorale nazionale a Nicola Caputo di Caserta" e "ha preso atto di due rinunce volontarie alla candidatura da parte di Bruna Brembilla e Antonio Luongo". Resta la candidatura della giornalista anti-camorra Rosaria Capacchione, la cui posizione era stata sottoposta all'esame dei garanti del Pd.

Ai  garanti erano stati sottoposti anche i casi di Angelo Capodicasa e Francantonio Genovese, anche loro siciliani. Capodicasa è stato
tirato in ballo dall pentito Maurizio Di Gati con dichiarazioni che non hanno trovato riscontro e non hanno portato ad alcuna conseguenza giudiziaria. Genovese, recordman italiano di preferenze alle primarie (quasi 20 mila) ed ex sindaco di Messina, è indagato per abuso d'ufficio nell'inchiesta sulle delibere di affidamento di servizi a Feluca spa, una società che si occupa della rete internet del Comune. Su entrambi, come su Crisafulli e Papania, grava il peso di intercettazioni e di rapporti di polizia ritenuti senza rilievo giudiziario che raccontano di presunte contiguità con la mafia o li collocano al centro di un ambiguo sistema di potere.

«La Commissione ha voluto mantenere fermi due principi in difficile equilibrio: da un lato quello costituzionale sulla presunzione di innocenza del singolo, dall'altro, quello che impone alla commissione la tutela dell'immagine e della onorabilità del Pd», commenta il presidente della della Commissione nazionale di garanzia del Pd, Luigi Berlinguer. «Di fronte a polveroni mediatici e a sommari processi di piazza (magari via web) che creano un irrespirabile clima di intolleranza e di generiche accuse all'intero sistema democratico- spiega Berlinguer-, la Commissione ha scelto sulla base dell'interpretazione severa di codice etico, statuto, leggi dello Stato. Questo ci ha portato a ottenere due rinunce volontarie e a deliberare l'esclusione, con motivazioni tra loro diverse, di tre candidati dalle liste del partito».