«Abbiamo gettato le basi per un accordo di filiera che certifichi la qualità della pasta e del pane prodotti in Sicilia», ha detto l'assessore al termine dell'incontro.Occorre creare un sistema di certificazione di qualità, attraverso uno specifico disciplinare di produzione che dovrà coinvolgere tutti i segmenti della filiera regionale di grano duro. Sia i produttori di grano che le aziende di trasformazione dovranno attenersi a ben precise regole: dalla coltivazione alla confezione della pasta e del pane.
«L'Unione europea - ha sottolineato Cartabellotta - con la direttiva dell'ottobre 2012 consente di produrre pane e pasta con grano duro. Ed è un'occasione da non perdere». Con la direttiva Ue sono state superate le opposizioni delle grandi industrie dell'alimentare che sostenevano che il grano duro siciliano non fosse adatto per la trasformazione in pasta e pane perché carente di proteine. Alcune analisi hanno invece dimostrato che il grano duro siciliano, ben coltivato, contiene il 15% di proteine rispetto al 9-9,5% considerato necessario per la trasformazione. «Il contenuto di proteine - ha continuato Cartabellotta - non dipende soltanto dalle varietà coltivate, ma dalla qualità della coltivazione. Se l'agricoltore non è remunerato, ovviamente, non concima i campi e cerca di ridurre al minimo i costi di produzione. Con l'accordo di filiera il prezzo del grano duro può aumentare di 7-10 centesimi al chilogrammo. Quindi, coltivare grano duro può essere vantaggioso. Cinque aziende siciliane che producono pasta hanno dato già la propria disponibilità. Ovviamente, si aggiungeranno anche i panificatori». «Non solo potremo accorciare la filiera di commercializzazione - ha concluso Cartabellotta - sottraendo gli agricoltori alla speculazione degli intermediatori, ma potremo riscoprire la nostra biodiversità, che è unica al mondo».