Lì la mia Torrazza/mare di sabbia e di alghe,/
il mio Biscione/languido di salmastro/
lì le mie sfide/a lunghe bracciate,/
lì, nel mio mare,/io e la mia età.
Giacomo Giannone
Prima del 1981 (anno in cui è diventata Comune autonomo), se guardavi nelle carte geografiche –sicuramente le stesse che hanno guardato quelli della “Bbc Power” di Milano e della società ravennate “Tre Tozzi Renewable Energy”, che vogliono installare 48 pale eoliche alte 150 metri nel mare di Biscione – Petrosino non c’era, al suo posto trovavi al massimo Piano Parrini e Punta Pizzolato.
Di fronte a queste profonde coltellate – le “48 pale eoliche alte 150 metri nel mare di Biscione” –, programmate dai “ladri di bellezza” e impuniti massacratori dell’ambiente altrui, come reagirebbe, l’On. Francesco De Vita, uno dei figli migliori della comunità petrosilena e politico di qualità, il quale ha contribuito alla formulazione della Carta Costituzionale della nostra Repubblica?
Certamente, fermo ai valori costituzionali fondanti (non esclusi quelli che riguardano la tutela dell’ambiente e della cultura e degli habitat), non inviterebbe i suoi concittadini alla rassegnazione!
Certamente impedirebbe che una criminosa logica mercantile-sviluppista soffocasse la storia e la memoria complessiva dei “luoghi” in cui è nato il nucleo culturale e politico che oggi porta il nome di Comune di Petrosino, autonomo e sovrano.
Ed è per questo che il nostro intervento narrativo guidato dal “c’era Petrosino” è una presa di posizione sulla necessità della tutela e della conservazione della propria autonomia e sovranità politica: sul futuro di questo Comune non può decidere che la sua comunità di riferimento. Sul futuro di questa popolazione e del suo territorio le deliberazioni non debbono essere prese dalle società commerciali delle perforazioni e delle deflorazioni del profitto predatorio.
C’era Petrosino con i suoi circa settemila abitanti laboriosi, prevalentemente viticoltori (la prima Cantina Cooperativa, una delle più grandi della Provincia, nasce negli anni ’60), e le sue case immerse tra giardini di agrumi e filari di vigne.
C’era Petrosino con il suo mare cristallino ricco di scogli, banchi di sabbia, posidonia e, soprattutto, pescoso; c’era con le sue coste variegate: le dune sabbiose di Torrazza dal lato Capo Feto, le rocce nella direzione di Torre Sibiliana fino alla “Caserma Vecchia” della Finanza e, al centro, il sempre calmo/caldo porto naturale di Biscione.
C’era Petrosino e c’era Biscione con le poche case dei pescatori, arricchite di nasse di junco raccolto nei margi (per pescare i “vopi du Bisciuni”), reti (per i “pisci di gghiotta”) e bolentini (per i “piscirrè”) e c’era la sua piazza ancora sterrata (dove ogni anno, si svolgeva la Festa del Primo Maggio), la spiaggetta e poco più in là, di fronte a “Casa Balli”, il “campo” di posidonia per le non tanto improvvisate partite di calcio e, ancora, oltre la “Casa di Pino l’Americano”, di nuovo la sabbia.
C’era il mare di Biscione con la “rocca rossa” per i tuffi e le sue barche di paranza e poco oltre un “prato” di posidonia che riaffiorava dal mare (meta per gli amanti dei ricci) e, tra questo e l’orizzonte, la prua-faro di una “nave affunnata”.
C’era Biscione quando si sono costruite le “case per un giorno” (utilizzate per le scampagnate ma non per dormirci la notte) e quando sono nate le due pizzerie, “La ruota” e “Stella Marina”, dove si giocava anche al flipper o a biliardino e si ascoltava musica dal jukebox…
Foto n.2
C’era Biscione anche poi e, adesso, non c’è più… per la “Bbc Power” e la “Tre Tozzi Renewable Energy” che,
Giacomo Cuttone