Nel giorno in cui un'ordinanza del sindaco di Petrosino dà il via libera alla demolizione della casa “La Francesca", altro simbolo storico della speculazione edilizia su quella spiaggia, accade che una squadra di operai - intenta a pulire per conto del Comune - viene fotografata e intimorita verbalmente, a tal punto da dover chiedere l'intervento dei carabinieri.
Da giovedì scorso sono iniziati i lavori di pulizia a Torrazza. Lunedì mattina, gli operai delle ditta incaricata stavano togliendo i cumuli di alghe raccolti nei giorni scorsi e tutti gli altri generi di rifiuti presenti; dai normali sacchetti della spazzatura, che non è affatto normale trovare in spiaggia, alle decine e decine di pneumatici, alle teste di tonno. Sì, pure quelle. Evidentemente, qualche cittadino poco urbano, ha pensato di convertire la spiaggia in una discarica per la raccolta rifiuti.
Durante questi lavori, un uomo "armato" di fotocamera ha iniziato ad attaccare i lavoratori, dicendo loro che stavano commettendo degli abusi e che non potevano lavorare in quel modo. Le accuse sono continuate nonostante i lavoratori facevano notare di essere in possesso di tutte le autorizzazioni degli enti preposti, e solo a quel punto hanno chiesto l'intervento delle forze dell'ordine. All'arrivo dei carabinieri la persona ha dato le proprie generalità. Si è presentato come Gianluigi Pirrera, ingegnere ambientale, iscritto all'albo professionale ordine dei ingegneri di Enna. Ha detto di essere un esperto di questo tipo di habitat naturale, di dune e di come vanno salvaguardate... I carabinieri hanno chiesto che rapporti avesse con il Sig. Michele Licata, proprietariodi parte della spiaggia e della ditta Roof Garden. Ha detto di esserne stato il consulente. Pirrera è stato il consulente della ditta proprietaria, incaricato di valutare l'incidenza ambientale dello stabilimento balneare, ma è anche il progettista degli opifici e direttore dei lavori subentrato nel dicembre scorso all'arch. Giovanni Cammarata.
A Torrazza si sommano tutte le contraddizioni di questo mondo. C'è una spiaggia, caso più unico che raro, che non appartiene al demanio, ma ad un privato (Michele Licata) che vi ha costruito un lido che doveva essere stagionale, ma che in realtà è stato costruito con pilatri di cemento per non essere smontato. Su Torrazza insistono terreni che sono a protezione speciale Sic/Zps, ma nonostante ciò è stato dato parere favorevole alla costruzione di due opifici. Il lido viene sequestrato alla fine della scorsa stagione estiva, per non aver rispettato i requisiti di stagionalità dell'opera. Assieme al rinnovo del sequestro del lido, il mese scorso la Procura di Marsala ha sequestrato tutta l'area, dove ricadono i due opifici e quella che avrebbe dovuto ospitare il campo da golf. I reati contestati, lottizzazione abusiva dell'area dei Margi Nespolilla e abusivismo edilizio. Le costruzioni abusive della Roof Garden sono: i due edifici destinati ad opifici secondo il progetto presentato all'Assessorato regionale territorio e ambiente, lo stabilimento balneare ricadente sulla spiaggia di torrazza e la strada carrabile.
"Ciao Michele, si, si ho fatto tutto, dove ci vediamo?", così parla al telefono l'ing. Pirrera, allontanandosi dalla spiaggia, dopo la sua intromissione nei lavori. E' chiaro che non poteva contrastare nessun abuso, ma che la sua presenza aveva il solo scopo di dare fastidio. Una cosa è certa. L'inizio della stagione balneare, il primo sequestro, il secondo del mese scorso che blocca tutto il progetto, e l'atto di indirizzo del consiglio comunale che intraprende l'iter per la procedura di esproprio della spiaggia, avranno fatto perdere un po’ di tranquillità a chi vede sfuggire di mano il proprio "giocattolo".
Intanto, ancora una volta Legambiente e Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Giacalone si pongono su posizioni contrastanti sulle modalità da intraprendere per rendere Torrazza libera. Quando il consiglio comunale approvò l’atto d’indirizzo per l’esproprio di Torrazza, la sezione locale di Legambiente, presieduta da Letizia Pipitone, si dichiarò di fatto contraria preferendo l’accelerazione dell’iter per la delimitazione. Ora Legambiente chiede all’amministrazione di Petrosino di attivarsi per l’esproprio dell’intera area Sic/Zps comprendente le paludi di Capo Feto e i Margi Spanò. La risposta del sindaco non si è fatta attendere. "Per ciò che riguarda la richiesta di esproprio dell’area dei Margi, dico che la nostra priorità è la spiaggia. Per il resto, attendiamo risposte dalla magistratura”.