La politica riserva sempre, dalle nostre parti, delle storie incredibili, soprattutto quando si tratta di rapporto con l’informazione libera, e con i giornalisti che raccontano le cose. L’ultima storia viene da Alcamo. Nino Papania, l’ex senatore del Partito Democratico, epurato dalle liste del Pd alla vigilia delle scorse elezioni perchè considerato “impresentabile” per alcuni suoi trascorsi giudiziari, e oggi al centro di alcune storie su estorsioni e voto di scambio ad Alcamo, ha intimato la redazione del portale www.alqamah.it a non utilizzare più il suo nome. Proprio così: “Non potete parlare di me” scrive Papania in una denuncia. Papania ha querelato il portale perchè non vuole che si parli di lui. Anzi, va oltre, ha anche presentato una denuncia per violazione della privacy “per aver ripetutamente pubblicato la mia fotografia”.
Lo racconta proprio Alqamah in un articolo che potete leggere cliccando qui. Il vizio della privacy è diffuso, nei politicanti locali. L’anno scorso il legare dell’assessore alla cultura del Comune di Marsala, Patrizia Montalto, presentò denuncia nei confronti della redazione di www.marsala.it perchè non solo avevamo pubblicato la notizia che l’assessore aveva una casa di famiglia a meno di 150 metri dal mare, sanata con una dichiarazione probabilmente ritenuta falsa dopo gli accertamenti del Comune stesso, ma avevamo anche misurato la distanza della casa con un metro (il video è disponibile cliccando qui).
Papania ha querelato Alqamah, dopo la pubblicazione, lo scorso agosto, di alcuni stralci dell’indagine su estorsione e voto di scambio ad Alcamo e nelle quali il senatore è coinvolto come parte offesa, cioè perchè ha subito le pressioni di alcuni tizi che volevano estorcergli soldi e promesse di posti di lavoro. In teoria, dunque, da questa storia, non solo Papania ha tutto da guadagnarci, ma è anche la collettività di Alcamo che è interessata, perchè, fuori dalle vicende strettamente giudiziarie, il dovere del giornalista è raccontare i fatti, cercando di raccontare una comunità a partire da un singolo episodio di cronaca. Verrebbe meno al suo dovere di giornalista se non lo facesse, e ancora meno alla sua deontologia professionale se omettesse il nome dei politici coinvolti. Via, siamo seri…
Alcuni soggetti si erano messi a disposizione per la campagna elettorale a faovre del Sindaco Bonventre, sostenuto da Papania, ma pretendevano posti di lavoro presso Aimeri ( l’impresa che nell’ambito della società Terra dei Fenici si occupa di raccolta e smaltimento dei rifiuti). Non ricevendo riscontro hanno fatto esplodere una bomba carta davanti al portone della sua segreteria politica. Il tutto nel febbraio del 2012. Sono stati rinviati a giuizio per questo fatto : Antonino Mistretta, Enzo Amato, Francesco Domingo, Leonardo e Giuseppe De Blasi, Giovanni Renda e Leonardo Vicari. Papania si è costituito parte civile nel procedimento,ma la sua rabbia, più che verso gli imputati, pare diretta verso i giornalisti che hanno raccontato la vicenda.
Alqamah ha raccontato, come altre testate, e anche www.marsala.it non solo di questa indagine, ma anche dell'altra indagine, della quale si occupa la Procura di Palermo, proprio su assunzioni presso l’Aimeri e dove Papani, secondo un rapporto dei carabinieri, viene citato dagli amministratori della società che lo indicano come un politico a loro sostegno e che avrebbe dato loro tanto aiuto da potersi permettere di chiedere in cambio (le parole sono di uno degli indagati) “una penna con il diamantino”. La replica di Papania, quando uscirono le indiscrezioni, fu secca: "Mai ricevuta alcun regalo da nessuno".