Si terrà oggi presso il Tribunale di Trapani la prima udienza per convalidare il sequestro dei beni, per un valore di 10 milioni di euro, all'imprenditore di Alcamo Giuseppe Montalbano. Tra i beni sequestrati anche un complesso mobiliare in costruzione, sempre ad Alcamo. Il sequestro è avvenuto «nel quadro delle attività istituzionali - sscrive la Dia - tese all'aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati». In particolare, all'imprenditore venne contestato di aver aiutato la latitanza di boss mafiosi». Da parte sua l'imprenditore, 44 anni, ha pronto un ricorso di duemila pagine scritto dagli avvocati Giuseppe Oddo e Tiziana Pugliesi, sarà presentato domani ai giudici della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani dove si svolgerà la prima udienza. Nel ricorso Montalbano illustra le varie fasi della sua attività nel campo dell'edilizia, che lo hanno portato a essere uno tra i primi, per volume di affari, imprenditori di Alcamo. Giuseppe Montalbano è figlio di Pietro, morto diversi anni fa, ritenuto vicino agli ambienti mafiosi di Alcamo e nipote di Nunzio titolare di una stazione di servizio ucciso nell'Aprile del 1991 durante la sanguinosa guerra di mafia ad Alcamo a cavallo tra gli anni '80 e '90. Durante le indagini successive al sequestro sono stati interrogati i diversi proprietari, una quarantina, degli appartamenti che Montalbano stava costruendo. Il loro timore era che, con il sequestro, il cantiere si fermasse, ma dalla polizia tributaria sono arrivate in tal senso rassicurazioni. La Direzione investigativa antimafia, in collaborazione con la Guardia di finanza di Alcamo, ha analizzato conti correnti e proprietà immobiliari delle tre società: «G. M. costruzioni», con sede in contrada Palma, specializzata nella costruzione di appartamenti, «G. M. inerti», che ha operato nello stesso campo e «D&D immobiliare» per la compravendita di terreni e abitazioni.
L’imprenditore viene indicato come fiancheggiatore nonche’ prestanome di latitanti alcamesi ed inserito nella cosca capeggiata dall’allora noto capomafia Vincenzo Milazzo, 57 anni, ucciso nel 1994 insieme alla fidanzata Antonella Bonomo. Sul finire degli anni 90′, la Dia, nel condurre articolate indagine nei confronti del mandamento di Alcamo (TP), ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 43 persone, indagate a vario titolo per una serie di delitti tra, cui l’associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidi, sequestro di persona, estorsioni, riciclaggio di denaro di provenienza illecita, danneggiamenti, detenzione e porto illegale di armi. Tra i destinatari del provvedimento, oltre ad alcuni esponenti di primissimo piano della cosca, vi era anche Giuseppe Montalbano, a cui Cosa nostra avrebbe affidato compiti di supporto logistico a latitanti e l’esecuzione di danneggiamenti finalizzati all’attivita’ estorsiva.