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18/02/2014 06:53:00

Assolto Mandalà, il bottaio innocente della strage di Alkamar. E' morto 16 anni fa....

 Dopo sedici anni dalla sua morte e' stata fatta giustizia. Non ha ucciso i carabinieri di Alkamar. Giovanni Mandalà, il bottaio che era considerato uno dei mostri della strage, è stato assolto. 
"Si chiude oggi una delle pagine più' tristi della storia della giustizia italiana" hanno dichiarato a margine dell udienza gli avvocati di Progetto innocenti, Baldassare Lauria e Pardo Cellini, che hanno intrapreso il percorso di revisione che ha già portato all assoluzione Gulotta, Ferrantelli e Santangelo.

E' stato scagionato da un verbale inedito, per 38 anni rimasto segreto. Il bottaio di Partinico era stato condannato all'ergastolo per il duplice omicidio dell'appuntato Salvatore Falcetta e del carabiniere Carmine Apuzzo, assassinati il 27 gennaio 1976 ad Alcamo Marina. Gli avvocati hanno chiesto la revoca della sentenza di condanna nell'ambito del processo di revisione in corso a Catania.
Per la strage oltre a Mandalà, nel frattempo deceduto in carcere, furono condannati anche gli alcamesi Giuseppe Gulotta, Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo, che hanno già chiesto la revisione e sono stati assolti. I quattro furono arrestati poche settimane dopo il delitto a seguito delle dichiarazioni di un presunto complice. Giuseppe Vesco, dopo le ammissioni, ritrattò sostenendo di essere stato picchiato dai carabinieri e costretto a confessare. Stessa cosa fecero anche gli altri, tranne Mandalà che ha sempre negato il suo coinvolgimento nel delitto. Le indagini sono state riaperte alcuni anni fa, in seguito alle clamorose dichiarazioni di un ex brigadiere dei carabinieri, Renato Olino, che ammise le sevizie nei confronti degli indagati. Aggressioni alle quali egli non prese parte.
«Nei confronti di Mandalà, a differenza degli altri - spiega l'avv. Baldassare Lauria - oltre alla chiamata di correità di Vesco vi era anche una macchia di sangue rinvenuta sulla sua giacca appartenente al medesimo gruppo di una delle vittime. Mandalà sostenne che le tracce ematiche erano state apposte dopo il suo arresto ma non venne creduto. I giudici ritennero che l'ipotesi non era plausibile perché gli investigatori non erano in possesso di campioni di sangue delle vittime. Insieme con il collega abbiamo però trovato un verbale del 6 febbraio 1976 dei carabinieri di Alcamo, tenuto nascosto nel processo di merito, da cui emerge in maniera chiara che gli stessi erano in possesso di sangue delle due vittime. Ciò dimostra che vi fu una contraffazione della verità processuale».
Nel processo di Catania il pentito Leonardo Messina ha dichiarato che quella strage fu concepita dalla mafia e da esponenti dell'Arma per preparare un colpo di Stato. 

Giuseppe Gulotta, rimasto in carcere 22 anni ed ieri presente al momento della lettura della sentenza, ha già avviato la procedura per il risarcimento danni contro l'Arma dei Carabinieri, chiedendo un 59 milioni di euro. Ha raccontato la sua vita nel libro Alkamar, uscito nel 2013 per Chiarelette, e scritto con il giornalista Nicola Biondo: "“Ho voluto scrivere la mia storia come si affronta una terapia. Giuseppe è scomparso dentro un tritacarne di Stato. Poi è stata la volta di Giuseppe l’ergastolano, Giuseppe che ha lasciato sola la sua compagna e i suoi figli. Oggi c’è Giuseppe che viene riconosciuto per strada e deve fare i conti con la vita che non ha mai avuto.”