Immobili fuorilegge che invadono i litorali con colate e blocchi di cemento. E la Sicilia nella speciale, e certo non gratificante, classifica dell’abusivismo edilizio conquista un nuovo triste primato con 386 infrazioni accertate (il 16% del totale), quasi 500 persone denunciate e 189 sequestri effettuati nel corso del 2013. Dietro l’Isola, Puglia, Campania, Calabria e Sardegna: cinque regioni che, sommate tra loro, detengono il 71,9% degli illeciti totali.
Il quadro emerge dal dossier “Mare Mostrum 2014”, stilato da Legambiente, che scatta la fotografia sullo stato di salute delle coste siciliane, grazie anche al contributo delle Capitanerie di porto e delle forze dell’ordine.
Lungo i quasi 1500 chilometri di costa siciliana il cemento sembra farla da padrone: migliaia le ville abusive costruite a pochi metri dal mare, sulle dune, sulle foci dei fiumi.
Da Marsala a Catania, passando anche per le isolette minori, Eolie e Lampedusa, il “vizio” della casa sul mare colpisce praticamente ogni angolo della regione, provocando, come spiegano da Legambiente, “danni pesantissimi, compromettendo la bellezza e la libera fruizione dei luoghi”.
E c’è anche un primato nel primato. Legambiente, infatti, sottolinea anche una top 5 degli ecomostri a livello nazionale. Anche in questo caso, la leadership va alla Sicilia e, in particolare a Palermo, per “merito” degli scheletri di Pizzo Sella. Nella “collina del disonore”, così come è stata ribattezzata, sono presenti milione di metri quadrati di cemento illegale su un’area a vincolo idrogeologico alle spalle del mare di Mondello: ben 170 ville costruite dalla mafia a partire dalla fine degli anni ’70 e quasi tutte non finite perché bloccate e in attesa di una demolizione che, nonostante le tante sentenze a favore, tarda ad arrivare.
Scorrendo la classifica troviamo l’albergo sulla scogliera di Alimuri a Vico Equense, in provincia di Napoli, il villaggio di Torre Mileto a Lesina, in provincia di Foggia, lo scheletro dell’Aloha mare di Acireale, in provincia di Catania, e le 35 ville nell’area archeologica di Capo Colonna, a Crotone.
Esemplari che, come sottolinea in ultimo Legambiente, “dovranno fare la fine dell’ecomostro della Scala dei Turchi, nell’Agrigentino, demolito lo scorso anno, riconsegnando così la costa al Paese e ai suoi abitanti”.