di Leonardo Agate. Che un'invasione islamica sia in corso, non ci piove. Che sia il portato dei tempi, é pure sicuro. Che l'Europa si debba calare le braghe di fronte al nuovo invasore, non é giusto. Al posto della Monumental di Barcellona, una delle più grandi plazas de toros della Spagna, sui cui spalti Ernest Hemingway si estasiava della lotta a due tra l'uomo e la bestia, potrebbe sorgere una grandiosa moschea, al pari di quella di Roma. Non é che gli arabi non possano costruire i loro luoghi di culto, dove ottengano i permessi. L'hanno fatto, appunto, a Roma, ed é venuta su un'opera monumentale. Possono costruirne una altrettanto grande in Spagna. Ma proprio al posto del luogo simbolo della tradizione spagnola? Potremmo dire, da italiani, che in fondo ce ne fotte un tubo. Ma a ben pensarci, anche noi dovremmo preoccuparci. Innanzi tutto, c'é da sperare che la trattativa, che é in corso tra la famiglia Balagna proprietaria e l'Emiro del Qatar, Tamin bin Hamad al-Thani, potrebbe fallire. Anche acquistata la storica arena, l'Emiro dovrebbe ancora ottenere le autorizzazioni dal Comune. Ma la minaccia si é concretizzata con le trattative tra la famiglia che vuole vendere e il magnate che vuole acquistare. Si parla di qualcosa come due miliardi e 200 milioni di euro. Se non dovessero bastare a far decidere il venditore, l'arabo potrebbe aggiungere alta grana sul piatto della bilancia. I soldi non gli mancano. Dittatore di un Paese antidemocratico, fondato sui libri sacri islamici e sull'infinita ricchezza del petrolio, per soddisfare i suoi interessi religiosi e politici ha tutto quello che gli serve. Può anche fare scorrere fiumi di denaro per ammorbidire il diniego che potrebbe ricevere dalla comunità barcellonese. In certi campi il denaro può far raggiungere obbiettivi impensabili. Oggi sempre più, e già da alcuni decenni, il dio denaro sembra avere asservito menti e cuori. La bramosia che suscita, se si accoppia a una fede per sua natura espansionistica e oscurantista, fa temere il peggio.
Hanno voglia Hemingway e Oriana Fallaci a rivoltarsi nella tomba, nessuno si ricorda quasi più di loro in questa decadenza dell'Occidente. La Fallaci ha dato alle stampe tre libri, prima di morire, di orgoglio occidentale e di invettiva contro l'invasore Sud Orientale. Ma persino in patria ha ricevuto molte critiche per il modo aspro di sciorinare le sue difese. Purtroppo, le sue prese di posizione sono invise ai cosiddetti "politici corretti", che sono poi coloro che non sanno vedere oltre una spanna dai loro occhi. Mediocri quali sono, non capiscono che svendendo il nostro territorio ai servi del dio denaro, svendono anche la nostra anima. E un popolo senza un'anima vive come un cieco fra abili borsaioli. E' che la lobby dell'alta finanza legata al petrolio non disdegna alcun accordo che crei profitto. Finché si possono fare affari sull'estrazione, la trasformazione e l'utilizzazione del petrolio, gli occidentali lasciano nel cassetto i progetti di utilizzazione di nuove fonti di energia. Trasformare la catena di utilizzazione del petrolio, sostituendola con nuovi processi energetici, vuol dire smontare opifici e farne di altro tipo, e avere lungimiranza. Il petrolio non é un'energia che si riproduce: finito quello che c'é sotto terra, non ce ne sarà più. Ma finché se ne estrarrà, sempre più in profondità nelle viscere della terra, gli utili dei petrolieri aumenteranno. Chi glielo fa fare di pensare a un futuro energetico diverso, dati i guadagni astronomici che oggi ancora ricavano? Dovrebbero essere i governi a condizionarli, se non fossero anch'essi condizionati.