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03/10/2014 06:50:00

Lo sfogo di Di Pisa: "Basta con questa storia del corvo". Vinta querela contro Borsellino

 "Basta con questa storia del corvo. Io sono una vittima. Perchè non lo si capisce?". Sono le parole del Procuratore di Marsala, Alberto Di Pisa, all'indomani della sentenza del Tribunale di Caltanissetta che ha riconosciuto la diffamazione avvenuta nei suoi confronti da parte di Salvatore Borsellino, condannando il fratello del magistrato ucciso dalla mafia ad un risarcimento danni di 6000 euro. Borsellino aveva commentato in un incontro pubblico a Marsala (alla presenza, tra l'altro del Sindaco di Napoli De Magistris e di Gioacchino Genchi) con parole durissime la nomina di Alberto Di Pisa alla guida della Procura dove aveva lavorato Paolo Borsellino: "Non può prendere il posto di mio fratello - aveva detto Borsellino - perchè Di Pisa è stato accusato di essere il corvo al Tribunale di Palermo che mandava lettere anonime contro Falcone, e solo il fatto che non hanno utilizzato in appello la prova delle sue impronte digitali ha permesso la sua assoluzione". Da qui la denuncia di Di Pisa. "Non è così - afferma il magistrato - e lo voglio spiegare una volta per tutte: la mia assoluzione è stata nel merito, perchè non solo è stato riconosciuto che l'impronta digitale mi fu estorta in maniera fraudolenta, ma la Corte dice chiaramente che il corvo non sono stato io e indica che dal tono delle lettere il corvo poteva essere soltanto un membro del corpo di polizia che ha voluto sfruttare le divisioni che si erano create nel gruppo investigativo che collaborava con Falcone a seguito della venuta del pentito Contorno in Sicilia. Io, lo ripeto, non c'entro nulla, perchè a quelle indagini non avevo neanche accesso". Delle otto impronte trovate sulle lettere inviate dal "corvo", la Corte d'Appello stabilì che "non una può essere attribuita a Di Pisa", e inoltre era impossibile che ad imbucarle fosse stato Di Pisa perchè erano spedite da Cefalù.   "Ho voluto querelare Salvatore Borsellino - continua il magistrato - per porre un freno alle illazioni e alle false ricostruzioni che si fanno ogni volta che succede un fatto che mi riguarda più o meno indirettamente. Tutte le inchieste che avevo in quegli anni, non appena fui accusato ingiustamente mi furono levate e finirono nel dimenticatoio. Sulla vicenda di Contorno non si è fatta mai chiarezza". La vicenda di Contorno, tra l'altro (il "corvo" accusava Falcone di aver consentito che il pentito tornasse a Palermo per regolare i suoi conti con i Corleonesi di Riina) ricorda per certi aspetti alcuni argomenti oggi toccati dal processo sulla presunta "trattativa" Stato - Mafia. "Ma di questo non voglio parlare - commenta Di Pisa - perchè poi dicono che magari nche questa è colpa mia...".

Tornando ai fatti del suo processo (durato quattro anni) Di Pisa continua: "La sentenza fa capire chiaramente che c'è il sospetto che la famosa impronta che mi avrebbe incastrato era stata creata ad hoc". Non è la prima volta che Di Pisa querela chi associa il suo nome al "corvo", già alcuni anni fa aveva querelato il quotidiano La Repubblica e il giornalista Giuseppe D'Avanzo ottenendo un risarcimento danni di 120 milioni di lire. "Non è vero - aggiunge - l'altra cosa che dice Borsellino, e cioè che io ho subito comunque un procedimento disciplinare, perchè il mio trasferimento a Messina non solo non avvenne, ma il Tar dichiarò illegittimo il provvedimento". Di Pisa racconta anche un retroscena: "Dopo tutti quegli anni, ben quattro, di passione, dopo la sentenza d'Appello mi fu offerto, come forma di ristoro di andare alla super procura antimafia, ma io ho rifiutato...."