Lo sviluppo della produzione di idrocarburi “non deve e non puo’ avvenire se non in modo sostenibile con un’ attenzione elevatissima alla tutela dell’ ambiente e alla sicurezza”. Lo ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari, in riferimento alle notizie di possibili referendum consultivi nei territori rivieraschi del Canale di Sicilia.
“Devo puntualizzare – continua la Vicari – che attualmente sono presenti nel Canale di Sicilia solo 4 piattaforme petrolifere e che in futuro, realizzando tutti i progetti sui nostri tavoli, diventeranno al massimo 6, su 105 piattaforme presenti nei mari italiani. Nessun assalto, quindi, al Canale di Sicilia, e tanto meno alle Egadi dove non c’ e’ alcun progetto, ma soltanto poche attivita’ a gas necessarie soprattutto per una riconversione industriale che mantenga la piena occupazione a Gela e dintorni”.
“Nel delicato contesto internazionale dobbiamo far leva sulle potenzialita’ energetiche dell’ Italia anche in materia estrattiva per ridurre la pericolosa dipendenza energetica del nostro Paese (ben 55 miliardi di Euro nel 2013, pari al 3,6 per cento del pil) e – continua il Sottosegretario – il Canale di Sicilia gioca gia’ oggi un ruolo fondamentale, che nel futuro sara’ ancora piu’ cruciale con almeno di 2,3 miliardi di investimenti previsti nell’ area”.
“Proprio pochi giorni fa – riferisce il Sottosegretario – siamo riusciti a ottenere l’ accordo per la salvaguardia dei posti connessi alla Raffineria di Gela (3500 tra diretti e indotto), grazie al nuovo piano dell’ Eni, che prevede investimenti ingenti nel locale settore upstream, i quali, unitamente a una riconversione green dell’ impianto, consentiranno la salvaguardia dei posti di lavoro e della vocazione manifatturiera del territorio. Inoltre, la stessa Eni prevede di realizzare a Gela un centro di eccellenza per la sicurezza mineraria”.
CROCETTA. Anche il governo regionale va avanti. Crocetta non fermerà le trivellazioni malgrado all’Ars sia stata approvata una mozione che chiede di bloccare tutte le autorizzazioni già rilasciate e anche il protocollo siglato con l’Eni per impedire il disinvestimento a Gela.
Il presidente ha analizzato il caso dal punto di vista economico e legislativo: «La legge Sblocca-Italia liberalizza le concessioni. Noi invece, col protocollo siglato, abbiamo fissato paletti che ci rassicurano dal punto di vista ambientale. I deputati che hanno votato quella mozione riflettano su tutto questo». Il presidente segnala un rischio: «Se io bloccassi le autorizzazioni, le aziende interessate si rivolgerebbero al Tar invocando l’applicazione dello Sblocca-Italia e avrebbero vita facile mettendo in difficoltà la Regione».
Crocetta chiede al Parlamento «quale tipo di rapporto con l’industria si vuole avere? Le trivellazioni ci assicurerebbero entrate per almeno 560 milioni. E di questi tempi sono somme indispensabili. Tra l’altro, c’è un evidente bisogno di petrolio. E chi non la pensa così lasci a casa l’auto o la moto e vada a piedi».
L'articolo dello "Sblocca Italia" taglia fuori le Regioni, riportando in capo ai ministeri le autorizzazioni ambientali per le concessioni offshore. Le procedure autorizzative per istanze di ricerca, i permessi di ricerca, le concessioni, tornano di competenza del ministero dell'ambiente e non più alle Regioni, come in passato. La conseguenza è che, se le Regioni non applicano il decreto "Sblocca Italia" entro il 31 dicembre di quest'anno, lo farà il Governo, applicando i poteri sostituitivi.