Ha confermato le accuse, anche davanti al giudice Saladino, la giovanissima presunta vittima di abusi sessuali ad opera di uno zio 74enne posto agli arresti domiciliari lo scorso novembre. La ragazzina, che adesso ha 12 anni, è stata ascoltata nel corso di un “incidente probatorio”. Le sue dichiarazioni, in tal modo, varranno nell’ambito dell’eventuale processo a carico del presunto “orco”. Per l’avvocato difensore Nino Buffa, però, la ragazza “non si è mostrata molto serena” e inoltre si sarebbe “contraddetta” sull’epoca dei fatti. “Prima – ha spiegato il legale – ha detto che le avances le avrebbe subìto quando aveva quattro anni. Poi, invece, quando ne aveva sei”. Nel corso dell’udienza, il giudice per l’udienza preliminare Vito Marcello Saladino ha nominato una psicologa (Lombardo) che il 24 febbraio dovrà riferire sulle condizioni psichiche della ragazzina, che secondo l’accusa (pm è Nicola Scalabrini) avrebbe subìto gli abusi sessuali quando aveva sei anni. L’avvocato Buffa, intanto, evidenzia che “la perizia ginecologica non ha accertato abusi sessuali”. Per il legale si sarebbe trattato solo di baci. Anche questi, però, vista l’età della piccola, configurano il reato di abusi sessuali. Davanti al gip Saladino e al pm Scalabrini, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, l’anziano presunto orco aveva preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Con il rischio, però, di aggravare così la sua posizione agli occhi dei magistrati. Il nome dell’arrestato, che a quanto pare abita nella zona di Porticella, dove parecchi anni fa gestiva un negozio, non è stato divulgato dalla polizia per evitare che si possa giungere all’identificazione della vittima. Il 74enne è, infatti, parente (forse acquisito) della bambina. Le indagini sul caso furono avviate a seguito di una segnalazione dell’insegnante della piccola che ha raccolto le sue confidenze. I presunti abusi sarebbero stati commessi quando la piccola veniva affidata all’anziano dai suoi genitori affinché vi badasse. Teatro dei fatti sarebbe stato il quartiere Amabilina. Dopo la segnalazione dell’insegnante, la piccola fu ascoltata nella stanza ‘’arcobaleno’’ della questura. Rivelazioni che avrebbero trovato successivamente riscontro, secondo gli investigatori, anche nelle consulenze di una psicologa e di una ginecologa.
ACCUSATA DI AVER UCCISO IL FIGLIO. La Procura di Trapani ha chiesto il giudizio immediato per Aminta Guerrero Altamirano, la donna di 33 anni di origine messicana e residente ad Alcamo accusata di aver ucciso lo scorso 14 luglio il figlioletto di 5 anni, Lorenz, somministrandogli una dose massiccia di un farmaco antidepressivo. Il processo comincerà il 25 febbraio prossimo dinanzi ai giudici della Corte di assise di Trapani. La donna, in difficoltà economiche, separata dal marito (padre del piccolo), soffriva di crisi depressive.