La condanna di tutti gli imputati a pene piuttosto severe è stata invocata dalla pubblica accusa nel processo che, davanti il Tribunale di Marsala, vede imputate sei persone per associazione a delinquere e truffa. Secondo la Procura, avrebbero raggirato l’agenzia della società di assicurazioni ‘’Italiana spa’’. Per risparmiare sulle alte tariffe, avrebbero fatto i furbi sulla ‘’classe di merito’’ della auto assicurate. I fatti risalgono al luglio del 2010. Al centro della vicenda giudiziaria c’è una ditta di noleggio auto e furgoni (‘’G.P. rent a car’’) che ha sede a Strasatti. Titolare è Elena Cudia, anche se di fatto a gestirla era il marito, Giuseppe Genna. Con i due coniugi sono imputati anche Giovanni Anselmi e Salvatore Lo Grasso, collaboratori della ditta di noleggio, Francesco Lo Grasso, intestatario di alcuni contratti assicurativi, e Pietro Barraco. La pena più severa (6 anni e 9 mesi di carcere, quasi il massimo di quanto previsto dal codice penale) è stata invocata per Giuseppe Genna, mentre 5 anni e 9 mesi a testa sono stati chiesti per gli altri imputati. A far scattare l’indagine è stata una denuncia della compagnia assicurativa, che ha sede a Milano. Buona parte dei mezzi sui quali si sarebbe barato sulla classe di merito, fondamentale per stabilire il premio da pagare, costituisce il parco mezzi della ditta di autonoleggio. L’Italiana spa denunciò, in particolare, il fatto che i contratti di alcune delle auto non erano a carico della ditta di autonoleggio, ma di altri privati. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Dino Petralia, furono effettuate dai carabinieri. La truffa sarebbe consistita nel fatto che, intestando le polizze a privati, piuttosto che alla ‘’G.P. rent a car’’, era possibile pagare meno, accedendo a classi di merito inferiori a quelle riservate a una ditta di autonoleggio. Nel corso del processo, ha testimoniato anche Bruno Isolabella, funzionario dell’unità antifrode della Reale Mutua (alla quale fa capo anche l’Italiana Assicurazione, parte civile nel procedimento), che rispondendo alle domande del pm ha dichiarato: ‘’La truffa era finalizzata a beneficiare di un grosso sconto assicurativo. Infatti, tutte le auto entravano nella classe prima, ma avrebbero dovuto essere nella 18esima. Tutto scaturì da una lettera che ci pervenne nel febbraio 2009 in cui un nostro assicurato ci chiedeva di approfondire un caso su due mezzi che sarebbero stati assicurati con noi, ma lui affermava di disporre di un solo mezzo e non era assicurato con noi. Poi, noi abbiamo chiesto all’agenzia presso la quale erano stati stipulati i contratti. Tuttavia, l’11 febbraio, ci giunse una seconda lettera dallo stesso utente, che si smentiva dicendo di avere due mezzi. Ma le firme sulle lettere erano diverse. L’uomo era Francesco Lo Grasso. Ci siamo insospettiti e abbiamo avviato delle indagini, dando incarico ad un investigatore privato. Le polizze erano vere, ma i documenti per la stipula erano falsi. La truffa consisteva nel cambio del premio. Per 40 mezzi, la somma che avrebbero dovuto era di circa 55mila euro’’. Adesso, il legale di parte civile, associandosi alle richieste di condanna del pm, ha anche chiesto un risarcimento danni pari a 10 mila euro per ciascun imputato. Poi, parola agli avvocati difensori (Maurizio D’Amico, Luigi Pipitone, Angelo Vita e altri) che dovrebbero concludere le loro arringhe nell’udienza fissata per l’11 marzo.
RIFIUTI. Prende il via oggi a Trapani in dibattimento il processo che vede imputati i vertici dell’AIMERI Ambiente S.r.l. e di SICILFERT s.r.l., (che gestisce l’impianto di compostaggio in territorio Marsala) accusati di reati in materia ambientale e di corruzione. L’accusa riguarda “la violazione di cui agli articoli 181, 183 lett. d) e f), d. lgs.152/06, nonché dell’art. 2 del capitolato d’appalto, l’omissione di raccogliere all’origine le diverse frazioni di rifiuti in modo selezionato conferendo e smaltendo il tutto presso l’impianto della SICILFERT rifiuti da cui derivava solo fittiziamente “compost” in quanto non derivante dalla frazione organica del rifiuto, ma dai rifiuti solidi urbani contenenti plastiche, metalli e vetro”. Fatto commesso in Marsala ed altre località della Provincia di Trapani dal giugno del 2010 a maggio del 2012. Alestra Salvatore, amministratore delegato ATO Tp1 e Colimberti Orazio, quale direttore AREA SUD della società Aimeri Ambiente S.r.l. dovranno anche rispondere di corruzione. Le indagini sono state condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Palermo che ha chiesto il rinvio a giudizio e tutto l’impianto accusatorio si basa su attività di indagine svolta dal Nucleo Tutela Ambiente dei Carabinieri, da intercettazioni telefoniche, da attività di pedinamento ed osservazioni svolta e da servizi di videoripresa.
Dopo il Comune di Erice e di Marsala, oggi sono state ammesse quali Parti Civili, rappresentate dall’Avv.Vincenzo Maltese, le Associazioni a tutela del Cittadino, CO.DI.CI. SICILIA – Centro Per i Diritti del Cittadino.