E’ tutto sommato finita bene all’ex promotore finanziario della Mediolanum Giacomo Di Girolamo nel processo che lo vedeva imputato per riciclaggio di un assegno rubato. Accogliendo, infatti, la richiesta dell’avvocato difensore Ignazio Bilardello, il tribunale di Marsala (presidente del collegio Sergio Gulotta) ha derubricato l’accusa in ricettazione, reato meno grave del riciclaggio, e ha condannato l’imputato a un anno di reclusione, con pena sospesa. Per di più per il secondo comma del reato (“tenuità del fatto”). Per Di Girolamo, il pm aveva, invece, chiesto 4 anni e mezzo di carcere e 2 mila euro di multa. Il fatto contestato a Di Girolamo risale al 2012, periodo in cui lavorava in un centro-scommesse di via dei Mille. Allora, secondo l’accusa, avrebbe una vincita con un assegno di 350 euro poi risultato rubato. Furono Vito Pocorobba e Pietro Giuseppe Demma a dichiarare che l’assegno fu consegnato loro dal Di Girolamo e di avere scoperto che era rubato dopo essersi recati in banca per incassarlo. Nel corso del processo, però, si è registrato un colpo di scena. Pocorobba, infatti, ha detto che l’assegno fu consegnato in pagamento di una vincita per una scommessa relativa a una ‘’partita di calcio di serie A’’. Ma l’avvocato Ignazio Bilardello, difensore dell’imputato, ha fatto notare che nel 2012 il campionato di serie A iniziò il 27 agosto, mentre i fatti contestati (‘’consegna assegno rubato’’) sono relativi al 20 agosto. Com’è stato possibile, quindi, vincere la somma ancor prima che le squadre scendessero in campo? Successivamente, i giudici hanno ascoltato Antonio Angileri, gestore del centro scommesse in cui sarebbe avvenuta la misteriosa vincita, e Roberto Marino, direttore dell’agenzia di banca in cui si tentò di incassare l’assegno. Il 4 marzo, intanto, per Di Girolamo inizierà il processo nel quale gli si contestano accuse ben più gravi: appropriazione indebita, truffa aggravata in concorso e falso in scrittura privata. A rinviarlo a giudizio, insieme a Francesca D’Amico, è stato il gup Francesco Parrinello. Numerose le “vittime” dalle quali il Di Girolamo si sarebbe fatto consegnare somme di denaro promettendo di versarle sui loro conti correnti o i libretti al risparmio, nonché di effettuare investimenti finanziari o stipulare contratti di pensione integrativa. In realtà, però, in parecchi casi, ciò non sarebbe avvenuto. Il denaro, infatti, sarebbe finito nelle tasche del Di Girolamo. L’inchiesta è stata condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura. I fatti sono relativi al periodo tra il 2003 e il 2011. La Banca Mediolanum è, al contempo, responsabile civile e parte civile.