Su istanza dell’avvocato difensore Carlo Ferracane, il Tribunale del Riesame ha disposto la scarcerazione del 47enne marsalese Sebastiano Angileri, fabbro, incensurato, arrestato dai carabinieri, lo scorso 9 marzo, per favoreggiamento alla mafia nell’ambito dell’operazione “The Witness”. Secondo l’accusa, Angileri avrebbe accompagnato, in due occasioni, nel 2011, Vincenzo Giappone e Martino Pipitone ad un incontro con il boss Antonino Bonafede nei suoi due ovili. Uno è in contrada Maimone, l’altro nella vicina contrada Selvaggi. Per Angileri, che era detenuto nel carcere San Giuliano di Trapani, i giudici del riesame hanno, però, disposto l’obbligo di firma, dal lunedì al venerdì, dai carabinieri. Nella stessa operazione, per associazione mafiosa, sono stati arrestati Antonino Bonafede, di 79 anni, pastore, padre dell’ergastolano Natale Bonafede, Martino Pipitone, 65 anni, pensionato, pregiudicato per associazione di tipo mafioso e detenzione di armi, e il 53enne Vincenzo Giappone, anch’egli pastore. Tutti, nell’interrogatorio di garanzia, avevano fatto scena muta davanti al gip di Palermo. Alla presenza dei loro legali, infatti, hanno preferito di avvalersi della facoltà di non rispondere. A coordinare le indagini dei carabinieri sono stati il procuratore aggiunto della Dda di Palermo Teresa Principato e il sostituto Carlo Marzella, secondo i quali Antonino Bonafede sarebbe il nuovo “reggente” della famiglia mafiosa marsalese.