Parlano gli imputati, oggi, nel processo che, davanti il giudice monocratico, a Marsala, mira ad accertare le fasi che hanno preceduto l’omicidio del 25enne Gaspare Gentile, ucciso l’1 giugno 2008, in contrada Fornara, con un colpo di pistola alla nuca dall’ex compagno di scuola Francesco Papa, processato con rito abbreviato e già condannato in via definitiva a 14 anni di carcere. Adesso sul banco degli imputati, accusati a vario titolo di rissa, lesioni personali, minacce e danneggiamenti, ci sono otto componenti dei due nuclei familiari “in guerra” (Gentile e Papa) per l’acquisto di un appezzamento di terreno sul quale costruire una casa: oltre all’omicida Francesco Papa, sono anche i suoi due fratelli, Alessandro e Gaspare, e il padre, Vincenzo. E con loro, anche i fratelli dell’ucciso, Giuseppe e Angelo Gentile, e il padre, Antonio, che si sono costituiti parte civile contro i Papa. Ha scelto, invece, di essere processato con rito abbreviato il suocero di Giuseppe Gentile, Vincenzo Lombardo. Nell’ultima udienza agli otto protagonisti della rissa, ha deposto il consulente della difesa Gentile, Giuseppe Tosto, che ha riferito sulla perizia redatta e già agli atti del processo. Sempre nell’ultima udienza, ha testimoniato anche Marco Papa, che all’epoca dei fatti era 14enne e che ha assistito alla lite. Oggi è in programma l’autodifesa degli imputati. Pare, che le due famiglie per quel pezzo di terra non distante dal luogo dell’omicidio fossero “in guerra” già da qualche mese. Entrambi volevano realizzarvi un’abitazione e la tensione tra i due gruppi familiari, che a quanto pare avevano già avuto qualche scontro (non solo verbale) era salita alle stelle. A difendere i Papa sono gli avvocati Biundo e Gervasi, mentre Carlo Ferracane, Stefano Pellegrino e Paolo Paladino sono i legali dei Gentile e di Lombardo.
IMPALCATURA FLORIO. Continua oggi il processo per il crollo dell'impalcatura nel cantiere allestito per la ristrutturazione del muro di recinzione (lato lungomare) dello stabilimento vinicolo Florio a Marsala. Nell'ultima udienza hanno parlato, davanti al giudice monocratico Riccardo Alcamo, due operai che il 15 luglio 2010 erano a lavoro: “Alcuni giorni prima dell’arrivo dell’escavatore erano state tagliate, con martelletti pneumatici e altri attrezzi, le travi che sostenevano il telaio del ponteggio”. Per disastro colposo e lesioni personali gravissime e permanenti sono imputati Marcello Lombardo, di 31 anni, responsabile del cantiere su incarico dell’impresa ‘’Gam Costruzioni’’, e Giuseppe Maurizio Angileri, di 39, dipendente della ‘’Duca di Salaparuta’’, coordinatore della sicurezza. Il procedimento è quello avviato a seguito del crollo addosso a uno scooterista in transito di una parte del muro di cinta e dell’impalcatura metallica che vi era stata installata. Sotto le macerie, la mattina del 15 luglio 2010, rimase l’allora 53enne Vincenzo Pipitone, insegnante tecnico-pratico dell’Itc ‘’Garibaldi’’. L’uomo riuscì a sopravvivere, ma è rimasto sulla sedia a rotelle. “Eravamo dentro lo stabilimento, poi abbiamo sentito un boato e siamo usciti” hanno dichiarato i due operai, che sulla consistenza e stabilità del ponteggio hanno, di fatto, confermato quanto detto in una precedente udienza da un tecnico per la sicurezza dell’Asp, Francesco Vallone, che in aula disse: “Il ponteggio non era ben puntellato. Era ancorato solo in quattro punti, anziché dieci. Il piano di sicurezza diceva di vietare l’avvicinamento di persone, ma questo non è stato riscontrato’’. In fase di udienza preliminare, decise di patteggiare la pena (condanna a un anno e due mesi di reclusione con pena sospesa), il 42enne Stefano Gioacchino Catalano, sub-appaltante e manovratore della pala meccanica con cui si stava procedendo alla demolizione di parti interne attigue al muro crollato sulla strada. Intanto, sul piano economico, a pagare per quanto accaduto potrebbe essere anche la ‘’Duca di Salaparuta’’, che su richiesta del legale della vittima è stata dichiarata ‘’responsabile civile’’ dal gup Annalisa Amato.