Bonanno Antonio, celebre giurista nel Regno di Sicilia nacque a Salemi (Trapani) tra il 1375 e il 1380, si presume che il padre sia stato Matteo Bonanno, dottore in legge, colui che il 13 febbraio 1397 andò dal re Martino il Giovane e la regina Maria, a perorare la remissione delle colpe all’arcivescovo di Monreale, Fra Paolo dei Lapi (Catalano Tirrito Michele, L’istruzione Pubblica in Sicilia nel Rinascimento, in Archivio storico per la Sicilia Orientale, Catania Anno VIII (1911), fasc. 1 e 2, p. 135).
Laureatosi in diritto civile e canonico, probabilmente nello Studio di Pavia, fu un famoso giurista, amico di re Alfonso I d’Aragona e maestro (tra il 1424 e il 1426) del di lui fratello l’infante Pietro. Fu padre di Giacomo, anche lui celebre giurista.
Tra il 1416 e il 1419 dedica un’opera al Vicerè di Sicilia, Domenico Ram, vescovo di Lerida.
Negli anni 1419-1420 è giurato a Salemi.
L’11 aprile 1426 la città di Palermo assegna al magister scolarum in legibus lo stipendio annuo di dieci once per l’insegnamento superiore di scienze giuridiche, da tenersi dal prossimo settembre, che i palermitani tenevano in varie discipline nel loro Studio privato, aperto nel Convento di S. Domenico, a favore di quei giovani che non volevano affrontare i disagi e le spese di viaggio fino a Bologna, Ferrara, Pavia e Padova che a quei tempi avevano Studi Generali o Università rinomate alle quali si poteva accedere grazie ai contributi elargiti dai Comuni o dai Vicerè di Sicilia. Era dal 23 giugno 1312 che i palermitani, per ovviare a quest’onere, avevano chiesto a Federico II d’Aragona il permesso di aprire in città, sede del Regno, uno Studio Generale con tutte le facoltà, ma la richiesta non era stata mai accolta, così nel 1328 si aprì a Palermo uno Studio privato.
Il Bonanno vi insegna probabilmente fino al 1444 con gradimento degli studenti e delle loro famiglie, tanto che il Vicerè Speciale già il 28 agosto 1427 gli indirizzava un elogio perché «cum omni solertia et lectionibus continuis» adempiva al suo dovere (Catalano Tirrito M., o.c.).
Avendo il re Alfonso I d’Aragona bisogno di denaro, vendette, fra le altre città, anche quella demaniale di Salemi allo spagnolo Bernardo Requisenz. I cittadini salemitani si opposero perché in aperto contrasto con il privilegio concesso loro dal re Martino il Giovane e la regina Maria il 6 gennaio 1396, secondo il quale la città e il castello non potevano essere venduti e staccati dal demanio. Così nel febbraio 1427 lo inviarono, insieme ad altri, come ambasciatore al re. Grazie alla sua dottrina e alla sua autorità fu revocata la vendita, e il re confermò, con scritto datato 13 febbraio 1427, il privilegio precedente.
Data la fama che si era conquistata, il 16 marzo 1433 ricevette un simile incarico dalla città di Sciacca al fine di riscattare la capitaneria e la castelleria data in pegno per cento onze al Maestro dell’Ordine cavalleresco spagnolo di Nostra Signora della Montesa. L’ambasciata ebbe esito positivo. Gli sciacchitani ricambiarono questo favore con il figlio Giacomo che nel 1444 aveva aperto uno Studium in quella città (Scaturro Ignazio, Storia della Città di Sciacca, Napoli 1925, vol. I, p. 593).
Il 30 ottobre 1436 lo troviamo a Mazara e nelle terre della Val di Mazara come Commissario generale.
Nel 1444 si trasferisce a Trapani e apre uno Studium legale anche se non era consentito lo ius doctorandi per giuristi e procuratores che spettava allo Studium di Catania. Re Alfonso con suo rescritto del 25 gennaio 1445 gli concede la facoltà di esercitare la giurisdizione civile e criminale sugli studenti «come se fosse rettore di pubblico Studio» (Catalano Tirrito M., o.c., p. 464). Lo studium legale fu molto frequentato da mettere in pericolo le sorti di quello catanese, tanto che, per la forte concorrenza, questo ne chiese la chiusura al Vicerè, ma il Vicerè rispose di non potere accogliere la richiesta «perché lo stesso Antonio aveva il permesso del re di leggere diritto» (Sabbatini Remigio, Storia documentata della R. Università di Catania, parte I; L’Università di Catania nel sec. XV. Catania 1898, p. 18, documento n. 68).
A Trapani si ferma fino alla morte avvenuta prima del 1476 (Libro Rosso della Città si Salemi, p. 7). Negli anni 1445-46 è giudice a Trapani dei primi appelli e nel 1448-49 è giudice assessore del giustiziere di Trapani.
Possedeva dei terreni a Mondura, allora nel territorio di Salemi. Nel Libro Rosso si rileva che aveva contestato ai suoi concittadini il diritto di legnatico, provocando l’intervento dei giurati a difesa del diritto stesso.
Scritti di Bonanno: Conclusiones ad obsegum Rev.mi Episcopi Ilerdensis tunc Siciliae proregis; De Feudis.
Scritti su Bonanno: Salvatore Cognata, Salemi fedele, Tipografia Filippi, Salemi 1956, pp. 9-13; Salvatore Cognata, Da Alicia a Salemi, Associazione “Pro Loco” Editrice, Salemi 1960, p. 50; A. Romano, Su due giuristi siciliani del Quattrocento: Antonio e Giacomo Bonanno, Editore Tringale, Catania 1985; Maria Portovenero, Società e diritto nella Sicilia medievale. Una famiglia di giuristi siciliani del '400: i Bonanno, Casa Editrice Kimerik, Patti (ME) 2013; Antonio de Bonanno e Jakob von Aragona (Bf. Di Valencia 1369-1396). Un contributo alla storia degli effetti Poetria nova Galfreds di Vinsauf Haye, Thomas. (2014) - In Studi medievali Vol. 55 (2014) pp. 215-228; http://www.trapaninostra.it/libri/Biblioteca_Fardelliana/Gli_incunaboli_della_Biblioteca_Fardelliana/Gli_incunaboli_della_Biblioteca_Fardelliana-02.pdf
Salvatore Agueci