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24/11/2015 20:24:00

Mafia, il Vescovo: no all'indifferenza e alla violenza. Ma c'è un prete che...

 “La Chiesa intende continuare a promuovere la legalità connessa con la moralità e contrastare fenomeni devianti come la mafia e le sue piaghe cancrenose: il pizzo, l’usura, lo spaccio della droga, i guadagni illeciti”. Queste importanti parole sono contenuto in un documento della diocesi di Monreale, letto domenica in tutte le parrocchie di Corleone e di Chiusa Sclafani. Che denuncia “il silenzio e l’indifferenza” che “possono rischiare di alimentare ogni sorta di pratica criminale”.

È la netta presa di posizione della Chiesa locale dopo l’operazione “Grande passo 3” di venerdì scorso che ha colpito il tentativo di “cosa nostra” di riorganizzarsi nei territori di Riina e Provenzano. Un documento anticipato ad Avvenire dall’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, che aveva commentano come “preoccupante quanto scoperto dall’inchiesta dei carabinieri, perché i mafiosi vogliono alzare il tiro. Assolutamente da non sottovalutare. Come Chiesa cercheremo di essere ancora più vigili”.

E infatti nel documento letto nel corso delle messe domenicali  si legge che “i parroci dei due paesi e la Chiesa di Monreale intendono ribadire il loro appoggio nel contrasto di tali fenomeni criminali con un sempre solerte impegno educativo che porti a un cambiamento della mentalità”. E questo, prosegue il documento, “si esprime nella denuncia dal pulpito e in una serie di iniziative concrete volte a creare un costume e una mentalità alternativi a quella della subcultura in cui alligna la mafia”.

Così si ricorda il recente intervento sulle confraternite “nei cui statuti è stato sancito, in modo inequivocabile, il divieto di appartenenza dei singoli membri ad associazioni mafiose”. E questo anche per “mettere in guardia tutti, in particolare i cristiani, i quali possono rischiare, con il silenzio e l’indifferenza, di alimentare ogni sorta di pratica criminale”.

Denuncia, dunque, ma senza sbarrare le porte. Il messaggio domenicali sottolinea, infatti, “l’invito alla conversione al Vangelo anche dei mafiosi, per creare una cultura della giustizia e della legalità fondata sulla piena consapevolezza che il bene comune è frutto dell’apporto responsabile di tutti e di ciascuno e ciò deve essere una priorità”. Ma non manca un preciso richiamo alle responsabilità pubbliche, chiedendo “una maggiore presenza dello Stato”. Perché non basta l’”importante, quanto necessaria, opera repressiva” se manca “quella preventiva” che si concretizza nel migliorare “la qualità della vita di quel territorio”.

PRETE MESSAGGERO DEI MAFIOSI. Rosario Lo Bue, boss di Corleone, poteva contare anche su un prete di Altavilla Milicia per comunicare informazioni e tenere i contatti tra gli affiliati. È stato il pentito Sergio Rosario Flamia a raccontarlo ai carabinieri e agli investigatori della Dda.

Nel corso dell’interrogatorio del 26 febbraio 2014, Flamia ha raccontato che Lo Bue è l’attuale capo del comune di Riina e Provenzano.

Il collaboratore riferiva che, durante uno dei dialoghi avuti in carcere con Rosario Lo Bue, questi lo rassicurava per una sua eventuale intercessione con Onofrio Morreale, altro esponente del mandamento di Bagheria, al fine di redimere una controversia per i giudizi poco lusinghiere espressi su Morreale e rivelati dalle intercettazioni su Pino Scaduto nel corso delle investigazioni dell’operazione Perseo (“che diceva che si tratta ri un pupu vestutu.. “).

Una volta scarcerato, Rosario Lo Bue, indicava a Flamia il soggetto a cui avrebbe potuto rivolgersi per veicolare il contatto ed organizzare gli incontri: il prete di Altavilla Milicia.

FLAMIA: Per quanto riguarda Corleone, il Mandamento di Corleone, se ne occupa Rosario Lo Bue.

FLAMIA: L’ho conosciuto in più occasioni in carcere, per un periodo siamo stati per un periodo siamo stati addirittura detenuti nella stessa sezione nel carcere di Pagliarelli.

FLAMIA: L’ultima volta durante il procedimento del Perseo, da quindi 2009-2010.

FLAMIA: Sì. L’unica cosa che io posso dire è che.. nel periodo di detenzione del procedimento Perseo passeggiavamo quasi tutti i giorni all’area insieme e un giorno parlando di Onofrio Morreale.

FLAMIA: ..dove io gli facevo capire che avevo qualche preoccupazione di quello che usciva dagli atti processuali di come ne parlava Pino Scaduto su Onofrio Morreale, che diceva che si tratta ri un pupu vestutu.. si tratta di queste cose.. ci rissi: “io onestamente di queste non ne ho mai.. ci rissi.. non m’interessa..” dice: “No, dice, vabbè non ti preoccupare, dice, casomai dovessi avere problemi quando esci con ‘Nofrio.. Onofrio Morreale..”

FLAMIA: “Per cose urgenti, per cose urgenti, se hai bisogno di parlare con me, ti devi rivolgere al Prete di Altavilla Milicia, gli fai sapere che devi parlare con me che lui sa, ti dirà lui come incontrarci.”