Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
15/12/2015 06:20:00

La "cresta" da 19 milioni. Condannata la Novamusa. Deve risarcire anche i comuni trapanesi

 La Corte dei Conti condanna anche in appello la Novamusa, la società che gestiva gli ingressi in diverse aree archeologiche della Sicilia.
La sezione giurisdizionale d’appello ha rigettato il ricorso della Novamusa e ha confermato la condanna arrivata in primo grado. Dovrà risarcire 19 milioni di euro, frutto degli incassi per le visite nei siti archeologici siciliani che non sono stati girati a Regione e Comuni ma sono rimasti nelle casse della società incaricata di staccare i biglietti.
Sotto inchiesta, nel parallelo procedimento penale, c'è Gaetano Mercadante, 51 anni, romano, legale rappresentante delle imprese Novamusa Valdemone, Novamusa Val di Mazara e Novamusa Val di Noto.
Tutte facevano parte dell’associazione temporanea di imprese incaricata nel 2003 dall'assessorato ai Beni culturali di occuparsi degli incassi di diverse aree archeologihe siciliane. Dal parco antico di Taormina, alle aree archeologiche di Segesta e Selinunte, e poi il museo Paolo Orsi e del parco di Neapolis a Siracusa. Ma secondo quanto deciso dalla Corte dei conti, e le indagini nel procedimento penale, non sarebbero stati versati i soldi alla Regione ed ai comuni di di Taormina, Siracusa, Castelvetrano, Calatafimi-Segesta e Marsala. La Corte dei conti ha condannato la società e non Mercdante, in quanto non è stato contestato dalla Procura il dolo per il capo della Novamusa.
In base alla convenzione stipulata alla Novamusa spettava il 10% degli incassi. Tutto il resto doveva essere trasferito, per il 70%, alla Regione e al Comune sul cui territorio ricade il bene archeologico, il 30%.
Mercadante si è sempre difeso sostenendo di aver già restituito 14 milioni di euro, mentre i 19 contestati li aveva trattenuti come compensazione per alcuni lavori eseguiti di tasca propria nei siti gestiti dalla sua società. Una linea difensiva sostenuta dalla stessa Novamusa davanti ai giudici contabili.
Ora però la sezione d’appello della Corte dei Conti ha rigettato il ricorso alla condanna di primo grado condannando la società a risarcire circa 19 milioni di euro. 16.032.328,09 euro alla Regione siciliana. E poi 2.784.522 euro a carico dei Comuni, così suddivisi: Comune di Taormina, € 965.909,01 euro; Comune di Siracusa, € 957.224,48; Comune di Castelvetrano € 391.992,04; Comune di Calatafimi – Segesta € 415.345,08; Comune di Marsala € 54.051,91.