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20/12/2015 06:15:00

Grasso parla ancora dell'antimafia: "Altro che primavera, siamo in inverno..."

Paragonati alla 'primavera di Palermo', gli ultimi mesi sono 'l'inverno del nostro scontento'. Ricordo con precisione il momento in cui la società civile, siciliana prima, e nazionale poi, si scoprì fieramente in lotta contro il dominio mafioso. Quel momento in cui Falcone e Borsellino potevano affermare: 'la gente fa il tifo per noi'". A dirlo è il presidente del Senato, Pietro Grasso, in occasione dell'incontro con la stampa parlamentare per gli auguri natalizi.

Grasso - che a Palermo ha ricoperto il ruolo di giudice a latere nel Maxiprocesso a Cosa Nostra prime e di procuratore capo poi - ha ricordato il periodo successivo alle stragi del 1992 quando "non servivano grandi strutture per tappezzare Palermo di lenzuola bianche, per incontrare i cittadini nelle piazze a manifestare o a unirsi in interminabili catene umane, per sostenere anche solo con un abbraccio o un sorriso 'le donne del digiuno', per raccogliere migliaia di firme e dare al nostro Paese la più bella e innovativa legge sulla confisca e l'utilizzo dei beni confiscati. Se quello era il profumo della primavera di Palermo, gli ultimi mesi sono stati senz'altro 'l'inverno del nostro scontento'".

"Dopo 30 anni di impegno civile, eccezionale per forma, per partecipazione e per risultati - ha proseguito Grasso - si vedono crepe troppo profonde in questo mondo a tutti i livelli: nella magistratura, nella politica, nell'imprenditoria, nell'associazionismo. Per questo ho voluto richiamare questo mondo, che è anche il mio, ad una profonda riflessione al proprio interno, anche per non prestare il fianco a chi cerca di cavalcare i singoli scandali per delegittimare una lunga storia di riscatto sociale e morale che va invece difesa con orgoglio". "Per usare una metafora presa dall'economia, forse è il momento di immaginare una 'decrescita felice' nell'antimafia per tornare a privilegiare il contatto umano, l'approfondimento e le proposte concrete rispetto al protagonismo, al sensazionalismo, alla corsa ai finanziamenti, che hanno finito per dare l'idea che ci sia stato un allontanamento dallo spirito originario. Per questo spero che nel corso del prossimo anno si moltiplichino le occasioni di incontro e di riflessione, di dialogo e di confronto, non per lanciare accuse l'uno all'altro, ma per ritrovare insieme nuove forme di impegno. Non mi stancherò di ripetere - ha aggiunto Grasso - che l'obiettivo è e resta il cambiamento culturale diffuso, la denuncia alle autorità giudiziarie di ogni comportamento illecito, il rifiuto del compromesso, l'isolamento delle mafie, il sostegno alla magistratura che le combatte e la loro definitiva sconfitta con gli strumenti dello stato di diritto".

E nelle parole del presidente del Senato, anche un riferimento, alla polemica scatenata dalle affermazioni del cantautore Roberto Vecchioni che ha definito la Siclia "un'Isola di merda". "La premessa - ha spiegato Grasso - è che da un uomo come lui, che da tanti anni vive di parole, le trasforma in arte, in canzoni, in romanzi, e quindi conosce il peso delle frasi e gli usi anche distorti che se ne possono fare estrapolandole da un contesto più ampio, ci si sarebbe aspettata una maggiore attenzione. Mi sembra però riduttivo racchiudere tutto il suo ragionamento in quella singola frase: per essere onesti intellettualmente è giusto concentrarsi sulla sostanza delle sue osservazioni, una volta chiarito che era una dichiarazione di amore verso la Sicilia, un amore tradito e quindi rabbioso. Vi ho letto soprattutto il dispiacere di vederla umiliata dall’indifferenza, dall’approssimazione, dalla sfiducia e, consentitemelo, dall’incapacità di rompere le catene che inchiodano la mia bellissima terra ad un presente molto al di sotto delle sue potenzialità".

Secondo Grasso,  "ci sono delle responsabilità precise che non possono essere taciute: la criminalità, la corruzione, ma anche lo sperpero delle risorse pubbliche e una politica clientelare hanno danneggiato nei decenni, in maniera profonda, il suo tessuto economico e sociale. D’altro canto troppo spesso come siciliani ci siamo sentiti spettatori del nostro futuro e non possibili protagonisti. Ma, a ben guardare, ogni giorno vive e combatte una Sicilia che non intende arrendersi. Il modo migliore di rispondere a quello che in molti hanno vissuto come un attacco è uno scatto d’orgoglio nel difendere la propria terra anche dalle piccole inciviltà quotidiane che, sommate, danno l’idea di sciupare le mille bellezze artistiche, storiche, culturali che come siciliani abbiamo avuto in dono alla nascita. Non possiamo permettere che quell’inestimabile patrimonio di storia e bellezza sia sottovalutato, denigrato, perduto. Per farlo dobbiamo unirci: ciascuno può essere protagonista e partecipe della riscossa morale per restituire piena dignità alla nostra isola, bella e maledetta. E questo vale non solo per la Sicilia, ma per tutto il Meridione".