Ci sono tre indagati per la morte avvenuta a Trapani la settimana scorsa di Anna Di Genova, la donna che era all'ottavo mese di gravidanza, e che ha avuto un arresto cardiaco mentre era in ospedale, con i medici che, miracolosamente, sono riusciti a salvare il bambino. I tre indagati sono un ginecologo, un anestesista e un paramedico. L'apertura di un fascicolo a loro carico da parte della Procura di Trapani è più un atto dovuto che altro, perché tutto, anche i primi dati dell'autopsia, al momento, porta a concludere che si è trattato non di un caso di malasanità - la ragazza era in un ambiente protetto e sicuro, è stata assistita in tempo - ma di una fatalità. Maggiori risposte arriveranno dopo gli esami istologici sui reperti prelevati nel corso dell’esame autoptico. La famiglia di Anna Di Genova si è affidata all'avvocato Andrea Tilotta. Emerge intanto un particolare sulla vita privata di Di Genova: il figlio, che è stato chiamato Francesco Paolo Giuseppe, è nato da una relazione con il compagno Davide Reina, dato che si era separata appena un mese fa dal marito (con l'udienza che era stata già fissata per i prossimi giorni dal Tribunale). Quindi, al momento, il bambino, che è ancora in ospedale, è sotto la tutela della nonna, Antonina Ruggirello.
CATANIA. La Procura di Catania ha aperto un’inchiesta sulla morte di una 32enne impiegata di banca deceduta il 16 ottobre scorso, dopo 17 giorni di ricovero nell’ ospedale Cannizzaro per delle complicazioni alla diciannovesima settimana di gravidanza avviata con la procreazione assistita in un’altra struttura. Valentina Milluzzo, incinta di due gemelli, nati morti, era sposata con un trentenne, ed era alla prima gravidanza.
Il fascicolo è stato attivato, come atto dovuto, dopo la denuncia dei familiari della donna che nella loro ricostruzione dei fatti parlano di un medico che si sarebbe rifiutato di estrarre i due feti, quando sono entrati in crisi respiratoria, perché obiettore di coscienza. Il procuratore Carmelo Zuccaro ha disposto il trasferimento della salma in obitorio, bloccando i funerali che erano stati organizzati nel paese del Catanese di cui la donna era originaria, e il sequestro della cartella clinica. La magistratura disporrà l’autopsia dopo avere identificato il personale in servizio che sarà indagato, come atto dovuto, per omicidio colposo per potere eseguire l’esame medico legale. Dalla Procura si conferma il contenuto della denuncia, ma si sottolinea che «questa è la prospettazione dei fatti esposta dalla famiglia, che dovrà essere verificata». Ma per questo occorrono un’analisi attenta della cartella clinica e l’esito dell’autopsia.
A riferire il contenuto dell’esposto presentato alla Procura è il legale della famiglia, l’avvocato Salvatore Catania Milluzzo. «La signora al quinto mese di gravidanza - sostiene il penalista - era stata ricoverata il 29 settembre per una dilatazione dell’utero anticipata. Per 15 giorni va tutto bene. Dal 15 ottobre mattina la situazione precipita. Ha la febbre alta che è curata con antipiretico. Ha dei collassi e dolori lancinanti. Lei ha la temperatura corporea a 34 gradi e la pressione arteriosa bassa. Dai controlli - aggiunge - emerge che uno dei feti respira male e che bisognerebbe intervenire, ma il medico di turno, mi dicono i familiari presenti, si sarebbe rifiutato perché obiettore di coscienza: “fino a che è vivo io non intervengo”, avrebbe detto loro. Quando il cuore cessa di battere viene estratto il feto e mostrato morto ai familiari. Due di loro possono avvicinare la donna che urla dal dolore e grida continuamente “aiuto”. Viene eseguita una seconda ecografia - continua nella ricostruzione il penalista - e anche il secondo feto mostra delle difficoltà respiratorie. E anche il quel caso il medico avrebbe ribadito che lo avrebbe fatto espellere soltanto dopo che il cuore avesse cessato di battere perché lui era un obiettore di coscienza».
Il secondo feto, secondo la denuncia, non è mostrato ai familiari. E un medico li avvisa che «le condizioni della donna sono gravissime perché la sepsi si è estesa, con una setticemia diffusa». La donna sedata è portata in rianimazione, «e i familiari - osserva l’avvocato Catania Milluzzo - riferiscono di averla vista con dei cerotti sulle palpebre che le chiudevano gli occhi». Poi domenica 16 ottobre la notizia del decesso.