Riprende oggi il processo al consigliere comunale di Marsala Vito Cimiotta, 32 anni. Saranno ascoltati gli ultimi testi nella lista del pm. Poi, il processo entrerà nella dirittura finale. accusato di aver promesso un “beneficio” (due posti di lavoro al bar dell’ospedale di Marsala) al fine di ottenere voti. Proprio nell'ultima udienza sono stati sentiti i due amici di Cimiotta, Rosario Novena e Francesco Saverio Bruscino. Davanti al giudice monocratico Lorenzo Chiaramonte, rispondendo alle domande del pubblico ministero Silvia Facciotti, hanno detto: “Essendo disoccupati, Vito Cimiotta, nostro amico, ci ha proposto più volte, negli ultimi anni, dei posti di lavoro. Anche nella primavera del 2015, quando era candidato al Consiglio comunale. Ci chiese, naturalmente, di votare per lui, ma non in cambio del posto di lavoro”. In fase d’indagine, però, per quel che risulta dagli atti, alla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, avrebbero detto qualcosa di “leggermente” diverso. E nel corso dell’udienza, il pm Facciotti lo ha fatto notare ai due testi. “Quando ho saputo che le assunzioni al bar dell’ospedale erano state effettuate, ci rimasi male” ha detto Novena. Bruscino, invece, ha spiegato che fu lui a rinunciare quando seppe che avrebbe dovuto fare il “factotum”. Con Cimiotta ha uno zio in comune. Insomma, sono quasi parenti. Ciò nonostante, alla fine, lo scorso anno, non avrebbe votato per Cimiotta. Decise di non sostenere più il candidato del Pd, ma Gianpaolo Abrignani, altro amico comune, che però era in una lista che sosteneva il candidato sindaco Massimo Grillo. “A Cimiotta dissi che lui ce l’avrebbe fatta comunque – ha continuato Bruscino – Giampaolo, invece, che poi non fu eletto, aveva bisogno di aiuto. Vito non mi disse nulla. Per una decina di giorni fu freddo con me, ma poi si tornò alla normalità, come accade tra amici e parenti. In passato, dopo avere lasciato il calcio, mi aveva proposto anche altri lavori, ma feci solo un mese in un call center. Dovevano essere due mesi, ma non mi trovavo bene con il datore di lavoro”.