14,00 - Michele Licata è stato condannato a 4 anni e mezzo di carcere. La sentenza è stata emessa in mattinata dal gup di Marsala che giudicava Licata con il rito abbreviato. La decisione sulla confisca dei beni invece spetta alla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani.
E' stato per anni il re delle strutture ricettive, titolare di un impero economico fatto di sale banchetti, hotel di lusso, strutture sanitarie. Ma non era tutto oro. Perchè Licata negli anni ha evaso tasse per milioni di euro, con il sistema delle fatture false e gonfiate ha ottenuto ingenti contributi dallo Stato. Un imprenditore "spregiudicato" è stato definito dalla Procura. Tutti i suoi beni nell'ultimo anno e mezzo sono stati sequestrati e sono in amministrazione giudiziaria. Il Baglio Basile, la Volpara, Il Delfino, il Delfino Beach Hotel. Gli affari di Licata non si limitavano alla ristorazione e al settore turistico, sotto sequestro erano finite anche strutture sanitarie. E poi negli ultimi anni aveva tentato di infilarsi nel business dell'accoglienza ai migranti. Curiosità che dà il senso della "caratura" di Michele Licata. Negli ultimi anni ha dichiarato redditi irrisori. In alcuni casi la sua dichiarazione dei redditi era di 5 mila, di 8 mila euro. Un'offesa a tanti lavoratori e imprenditori onesti.
7,00 - Continuano oggi le arringhe difensive nel processo che si tiene a Marsala nei confronti dell'imprenditore Michele Licata. Davanti al gup Riccardo Alcamo, continueranno a parlare, dopo, gli avvocati Carlo Ferracane e Stefano Pellegrino, il palermitano Gioacchino Sbacchi e il milanese Salvatore Pino.
Per Michele Licata, ex imprenditore leader in provincia nel settore ristorazione-alberghiero, l’avvocato Ferracane ha invocato il minimo della pena. Intorno a due anni di reclusione (il pm ha chiesto 6 anni e mezzo). Non potendo contestare il reato di evasione fiscale, il difensore ha chiesto l’assoluzione per quello di malversazione. Contestazione mossa da Procura e Guardia di finanza per denaro che Michele Licata ha sottratto alle sue società per fini personali. Circa un milione e 800 mila euro. “Questo denaro – afferma, però, l’avvocato Ferracane – è stato trovato in un conto corrente postale ed è già stato restituito”. Lo stesso legale ha, poi, chiesto la derubricazione dell’accusa di truffa allo Stato in “indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato” (articolo 316 ter del codice penale). “Le opere per cui sono stati chiesti i contributi pubblici – spiega ancora il difensore di Licata - sono state effettivamente realizzate. Il problema, semmai, la diversa destinazione d’uso”. L’avvocato Stefano Pellegrino ha, invece, ribadito le richieste di patteggiamento per le figlie di Michele Licata: Clara Maria e Valentina. Per la prima è stata concordata una condanna a un anno, sei mesi e 20 giorni di reclusione, per la seconda a un anno, due mesi e 15 giorni. Intanto, rimangono ancora da versare allo Stato una parte delle tasse evase nel 2013. Per questa colossale evasione fiscale (circa 6/7 milioni di euro di Iva e altre imposte non pagate tra il 2006 e il 2013), al “gruppo Licata” sono già stati sequestrati beni (ristoranti, alberghi, società e liquidità) per un valore stimato in circa 130 milioni di euro.