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08/12/2016 06:40:00

Marsala. Continua processo all’infermiere accusato di abusi sui pazienti

 Il giudice delle udienze preliminari Riccardo Alcamo ha ammesso tutte le richieste di parte civile avanzate nel processo con rito abbreviato al 53enne infermiere marsalese Giuseppe Maurizio Spanò, che in marzo è stato posto agli arresti domiciliari dai carabinieri con l’accusa di violenza sessuale su diversi pazienti anestetizzati per essere sottoposti ad accertamenti diagnostici. Teatro dei contestati abusi è stato lo studio medico privato di via Sanità del noto gastroenterologo Peppe Milazzo.

A rappresentare le parti civili (vittime e loro familiari) sono gli avvocati Francesca Lombardo, Vincenzo Forti, Ignazio Bilardello e Calogera Falco, che hanno chiesto anche il sequestro conservativo dei beni immobili di Spanò e del suo Tfr in caso di licenziamento da parte dell’Asp.

Non è stato possibile, invece, tirare in ballo come “responsabile civile” il dottor Milazzo, in quanto in caso di rito abbreviato la legge non lo consente. Milazzo, però, con lo stesso Spanò, è indagato in un terzo filone d’indagine che si basa sulle denunce presentate da altri pazienti. In queste denunce, quasi tutte le persone sottoposte ad accertamenti diagnostici rimproverano a Milazzo di non aver vigilato sull’operato del suo collaboratore. E che in alcuni casi, inoltre, lo Spanò sarebbe stato presentato loro dal medico come “anestesista” e come tale avrebbe operato.

Il processo abbreviato appena avviato (pm Silvia Facciotti) nasce dalla riunificazione di due procedimenti: quello relativo alla denuncia presentata dalla donna che ha fatto scattare l’indagine e quella dei successivi sei casi filmati dalle telecamere poi installate dai carabinieri. Il giudice Alcamo, intanto, visto che la difesa, rappresentata dagli avvocati difensori Stefano Pellegrino e Marco Siragusa, punta sulla “parziale incapacità di intendere e volere” dello Spanò, ha deciso di nominare due periti (Gurgone e Lombardi) che assumeranno l’incarico nell’udienza del 21 dicembre.

“Era assolutamente certa l’ammissione delle richieste di costituzione di parte civile delle persone offese ‘principali’ – afferma, intanto, l’avvocato Francesca Lombardo - Quanto agli stretti congiunti delle vittime, invece, l’ammissione di costituzione di parte civile delle stesse nel processo può ritenersi un fatto di enorme rilievo in quanto consente loro di richiedere il risarcimento dei danni morali ed  esistenziali sofferti in conseguenza del reato, da intendersi come danni al rapporto affettivo-familiare con la vittima del reato, turbamento , disagio interiore e compromissione del  normale equilibrio del rapporto di convivenza familiare con la persona offesa. Si tratta di  diritto al risarcimento “iure proprio” (autonomo)  che necessariamente  deve trovare autonomo ristoro in sede penale”. L’avvocato Vincenzo Forti, invece, commenta la decisione della difesa di puntare sulla parziale incapacità di intendere e di volere dell’imputato. “Se fossi stato difensore – dice l’avvocato Forti – anch’io avrei avanzato richiesta di perizia medico-psichiatrica. Tuttavia, questa perizia non può che avere esito positivo per le persone offese perché, di sicuro lo Spanò è malato, ma dal punto di vista penale la patologia rilevante per gli interessi della difesa è quella che porta alla esclusione o riduzione della capacità di intendere e di volere. Ma che fosse consapevole di ciò che faceva è dimostrato dal semplice fatto che impediva ai parenti delle donne abusate di entrare nella stanza dove venivano eseguiti gli accertamenti diagnostici”.