“Secondo il perito chimico-forense che abbiamo nominato come consulente, le conclusioni dei carabinieri del Ris di Messina non sono appaganti né sotto il profilo logico, che scientifico”. E’ quanto afferma l’avvocato Vincenzo Forti che - confutando a suon di consulenze tecniche le conclusioni cui sono approdati gli investigatori nelle indagini svolte per far luce sull’omicidio del maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi - ha chiesto al gip Annalisa Amato di disporre la scarcerazione, o comunque, in subordine, una misura “meno afflittiva”, come gli arresti domiciliari, per il 45enne bracciante agricolo e vivaista marsalese Nicolò Girgenti, arrestato lo scorso 22 giugno con l’accusa di essere l’autore, o uno degli autori, dell’uccisione del sottufficiale dell’Arma. Mirarchi fu ferito a morte, con un colpo di pistola, la sera del 31 maggio, in contrada Ventrischi, mentre con un appuntato era impegnato in un appostamento nei pressi di una serra all’interno della quale furono, poi, scoperte 6 mila piante di canapa afgana. L’avvocato Forti spiega di aver chiesto la scarcerazione del suo cliente (il gip si pronuncerà nei prossimi giorni) sulla scorta delle relazioni redatte dal perito chimico-forense e dell’ingegnere elettronico nominati dal legale come suoi consulenti. Il perito chimico è quello che ha analizzato i campioni di concimi, fertilizzanti e torba fertilizzata prelevati dai carabinieri nell’abitazione del Girgenti e nei quali, sottolinea sempre la difesa, si trovano quegli elementi (nichel e nichel-rame) che sono anche nelle polveri da sparo. “I carabinieri dicono che hanno trovato tracce di nichel e nichel-rame – dichiara l’avvocato Forti - ma non sono particelle ternarie, ma indicative. E indicative vuol dire che sono compatibili con una qualunque attività umana normalmente svolta, come ad esempio quella di vivaista del Girgenti, che comporta il contatto con sostanze dove ci sono anche nichel e rame. Se gli investigatori avessero trovato particelle ternarie o binarie, il significato sarebbe diverso. Il nostro perito ci dice che il numero di particelle ternarie, quindi quelle riconducibili all’uso di armi da fuoco, sono per numero e posizione in cui sono state trovate sono incompatibili con l’uso di armi da fuoco, ma compatibili con la contaminazione ambientale. Il nostro perito si dice, inoltre, stupìto del fatto che i carabinieri del Ris di Messina non abbiano neanche indicato come ipotesi remota quella della contaminazione, visto che la dottrina internazionale su queste faccende chimico-forensi ci dice che in presenza di una situazione come la nostra bisogna parlare di contaminazione ambientale e non di riconducibilità all’uso di armi da fuoco. Tanto è vero che lo stesso Ris utilizza il termine compatibile e non peculiare. E la differenza non è pura semantica”. Per l’ingegnere elettronico, invece, la “scatola nera” dell’auto con cui, secondo i carabinieri, Girgenti sarebbe fuggito dopo l’omicidio non è un gps, ma un semplice gsm che avrebbe, sempre secondo il consulente della difesa, ampi margini di errore. “Fino a 2 km” per quel che riguarda la posizione e “fino a 3 minuti” per il timing. Infine, sottolinea l’avvocato Forti, il suo perito balistico Gianfranco Guccia non ha ancora avuto la possibilità di analizzare i bossoli ritrovati sul luogo dell’omicidio Mirarchi per ricostruire la dinamica dei fatti. E ciò nonostante la Procura lo abbia autorizzato già nello scorso novembre. “Secondo quanto dichiarato dal mio perito balistico – afferma Vincenzo Forti – non possiamo ancora ricostruire, sul piano balistico, la dinamica dello scontro a fuoco per alcune resistenze che il perito asserisce aver incontrato con il Ris di Messina. Non si riesce, insomma, a concordare un luogo, una giornata e un orario per consentire al nostro perito di analizzare i bossoli”.