Una coltellata alla pancia per legittima difesa. L’avversario, infatti, aveva in mano un martello da carpentiere e aveva alzato il braccio per colpirlo. E’ quanto emerso, davanti il Tribunale di Marsala, nel processo che ha visto imputato il 63enne Antonino Telari, che il 27 luglio 2016 è stato arrestato dai carabinieri di Castelvetrano dopo avere accoltellato un uomo nel corso di una lite. Entrambi erano ospiti della casa di riposo “Tommaso Lucentini”. Telari è, quindi, finito sotto processo per tentato omicidio a porto illegale di arma da taglio. Adesso, il Tribunale l’ha assolto dal primo capo d’imputazione (ha agito per legittima difesa), condannandolo, però, a sei mesi di reclusione per porto illegale di arma da taglio. Nel corso della requisitoria, era stato lo stesso pubblico ministero Antonella Trainito a ridimensionare l’accusa, affermando che il reato di tentato omicidio doveva essere derubricato in quello meno grave di lesioni personali per “eccesso colposo di legittima difesa”. Per questo, il pm aveva chiesto solo tre mesi di carcere. Il rivale di Telari (un certo Caradonna) fu ferito all’addome dopo avere colpito l’accoltellatore con pugni e calci. “Lo stesso Caradonna, descritto come litigioso e aggressivo, nonché spesso obnubilato dall’acool, – ha detto il pm – ha dichiarato in aula: ‘usai il martello per farlo impaurire prima della coltellata, che Telari mi diede quando alzai il martello”. Una ricostruzione, però, contestata dall’avvocato di parte civile, il castelvetranese Giuseppe Ferro, secondo il quale Caradonna “prese il coltello solo dopo essere stato accoltellato”. La lite con accoltellamento (a difendere Telari è stato l’avvocato Vincenzo Salvo) avvenne il 26 luglio del 2016 davanti agli uffici dei vigili urbani di Castelvetrano, in piazza Matteotti. La lite sarebbe nata per futili motivi.