Una storia in stile “parenti serpenti”. Al centro della vicenda i classici contrasti per la spartizione di una eredità. Contrasti che hanno portato una donna a denunciare il cognato (l’imprenditore Baldassare Lentini) alla polizia per tentata estorsione. Dopo la fase istruttoria, l’uomo finì, comunque, sotto processo con un’accusa meno grave: esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Ma adesso il giudice monocratico Ernesto Vallone lo ha assolto. La disavventura di Lentini (testimone e “parte offesa” in alcuni dei processi ad Antonio Correra) ebbe inizio il 13 luglio 2011, quando venne fermato dalla polizia, che lo bloccò in banca dopo la denuncia della cognata (Matilde Sant'Angelo). Da quanto emerso nel processo, pare, che sulla base di un precedente accordo i due avessero stabilito che per riequilibrare il valore dei beni ricevuti in eredità il Lentini doveva versare fittiziamente alla cognata, con assegno, la somma di 50 mila euro. La cognata, poi, dopo avere negoziato il titolo, avrebbe dovuto restituire il denaro. Ma la Sant'Angelo, prima di recarsi in banca con il Lentini per cambiare l’assegno, si è rivolta alla polizia, denunciando una imminente estorsione ai suoi danni. Arrivato in banca, Lentini notava l'atteggiamento ostile della cognata. Per questo, si rifiutava di consegnare l'assegno e riduceva in coriandoli. A questo punto gli agenti lo bloccavano. Adesso, l’assoluzione. A difendere Lentini è stato l’avvocato Salvatore Fratelli.