Per il medico-psichiatra Gaetano Gurgone e la psicoterapeuta Francesca Lombardi, Maurizio Spanò “era assolutamente in grado di intendere e di volere”. E’ stato questo il verdetto dei due periti super partes nominati dal giudice Riccardo Alcamo per verificare lo stato mentale del 53enne infermiere marsalese Maurizio Spanò nel periodo in cui abusava sessualmente, secondo l’accusa, dei pazienti anestetizzati, nello studio privato del gastroenterologo Giuseppe Milazzo, per dolorosi accertamenti diagnostici.
La necessità di affidare l’incarico ai due periti era scaturita dal fatto che la difesa (avvocati Stefano Pellegrino e Marco Siragusa) aveva prodotto una consulenza medica di parte redatta dagli psichiatri Silvia Spanò e Giuseppe Sartori in cui si afferma che Spanò sarebbe “parzialmente incapace di intendere e volere”. Adesso, Gurgone e Lombardi hanno dichiarato che l’infermiere “al proposito della sessualità… ha mostrato un atteggiamento di assoluta normalità”, riferendo “un normale rapporto coniugale” e una “discretamente intensa vita relazionale extraconiugale”. Normalità che avrebbe mostrato anche in ambito lavorativo, sociale e familiare.
Spanò, proseguono i periti, “ricorda di aver provato un grande senso di potere e dominio sugli altri da quando, circa nove mesi prima dei fatti, è stato spostato il monitor dalla sala dove venivano effettuati gli esami endoscopici ed egli si è trovato da solo con il paziente in stato di incoscienza per una terapia sedativa che garantisce l’amnesia assoluta delle manovre subite durante l’esame, senza alcun parente dietro il tendone”. Fino a nove mesi prima dall’esplosione del caso, infatti, i parenti del paziente attendevano nella stessa stanza, dietro un tendone. Poi, il dottor Milazzo decise che i parenti potevano assistere, attraverso un monitor, nella sala d’attesa. Da quel momento, lo Spanò si trovò solo con i pazienti sedati.
Le vittime (tra queste anche un uomo) si sono già costituite parte civile. I loro legali sono gli avvocati Vincenzo Forti, Francesca Lombardo, Ignazio Bilardello e Calogera Falco, che in una precedente udienza hanno chiesto il sequestro conservativo dei beni immobili di Spanò e del suo Tfr in caso di licenziamento da parte dell’Asp. Impossibile, invece, tirare in ballo come “responsabile civile” il gastroenterologo Giuseppe Milazzo, nel cui studio privato di via Sanità sarebbero avvenute le violenze sessuali. In caso di rito abbreviato, infatti, la legge non lo consente. Altrimenti, avrebbero avanzato la richiesta. Ciò, quindi, con ogni probabilità, avverrà se approderà a dibattimento il terzo filone d’indagine. Quello avviato dalla Procura a seguito delle diverse denunce presentate da pazienti dopo che il “caso Spanò” è deflagrato sugli organi d’informazione. In queste denunce, infatti, quasi tutti i pazienti sottoposti ad accertamenti diagnostici rimproverano, sostanzialmente, al dottor Milazzo di non aver vigilato sull’operato del suo collaboratore. E che in alcuni casi, inoltre, lo Spanò sarebbe stato presentato loro dal medico come “anestesista” e come tale avrebbe operato. Prossima udienza il 5 aprile. Per quella data è prevista la requisitoria del pubblico ministero Silvia Facciotti. E in considerazione della perizia fornita da Gurgone e Lombardi non è difficile ipotizzare una richiesta di condanna.