E’ approdato a un processo per “appropriazione indebita”, con l’aggravante dell’abuso di relazioni d’ufficio (prima udienza, in Tribunale, il 18 maggio), la vicenda dei mancati pagamenti ai viticoltori soci della Cantina sociale “San Francesco” per la vendemmia 2012. Per le uve ammassate quell’anno, infatti, dopo un anno di duro lavoro e spese, i viticoltori hanno incassato solo una parte del denaro spettante.
La vicenda vede, adesso, imputati l’ex presidente della cantina sociale, Silvia Luisa Montalto, di 51 anni, e l’attuale presidente, Biagio Valenti, di 58 anni. Entrambi marsalesi. Il “buco” finanziario della cantina (circa mille soci, quasi tutti viticoltori marsalesi, anche se la cantina è in territorio di Mazara) sarebbe di un milione e 680 mila euro. Questa è la cifra contestata da Procura e Guardia di finanza.
La contestazione più rilevante è mossa alla Montalto, presidente del Cda della cantina San Francesco dal 30 gennaio 2007 al 7 agosto 2014. A lei si contesta, infatti, un’appropriazione indebita di un milione e 321 mila euro. Valenti, invece, secondo l’accusa, si sarebbe appropriato di 359 mila euro. Si tratta di una parte del denaro che doveva essere distribuita ai soci viticoltori per l’ammasso delle uve relative alla vendemmia del 2012.
L’inchiesta è stata avviata a seguito di un esposto presentato, nell’ottobre 2014, da 102 soci. Ed è probabile che il 18 maggio, nell’aula B del Tribunale di Marsala, molti di loro, rappresentati dagli avvocati Pietro Saladino e Leonardo Laudicina, chiederanno di costituirsi parte civile. Altra richiesta potrebbe essere quella del sequestro conservativo dei beni della cantina, che sarebbe in fase di acquisizione da parte delle Cantine Ermes di Santa Ninfa. Tra i soci che hanno firmato la denuncia anche l’ex consigliere e assessore comunale dei Ds Gaspare Galfano e l’ex consigliere comunale comunista e docente universitario Vito Titone. L’esposto, con allegata relazione tecnica del commercialista Antonino Genna sul bilancio al 31 luglio 2013, fu depositata in Procura l’8 ottobre 2014 e il pm Anna Sessa, che ha disposto la citazione diretta a giudizio per Montalto e Valenti, ha affidato l’indagine alla Guardia di finanza. E proprio sulla base di quanto emerso nel corso del certosino lavoro delle Fiamme Gialle, è stata mossa l’accusa di appropriazione indebita. Tre i testi indicati dal pm. Sono Francesco Genna, uno dei 102 soci denuncianti, che da esperto in materia contabile ha studiato tutti i bilanci della cantina e presentato altri esposti, il luogotenente della Guardia di finanza Giuseppe Oteri, che ha diretto l’indagine coordinata dal sostituto procuratore Sessa, e il consulente tecnico Alessandro De Vita. Nell’esposto presentato nell’ottobre 2014, si sottolinea che già alla fine del 2010 “il risanamento del conto economico promosso dal consulente rag. Bucaria si realizza con grave esborso pecuniario dei soci”. Insomma, anziché intascare denaro per le uve ammassate, i viticoltori hanno dovuto mettere mano al loro portafogli per sanare “una condizione debitoria accumulata negli anni precedenti”. E per questo, si continua nell’esposto, “è difficile capire l’attuale catastrofe finanziaria a partire da quella data; e dunque nel giro di pochissimi anni”. Si continua spiegando che “dopo un anticipo di 25 euro (al quintale, ndr) percepito con notevole ritardo rispetto alle altre cantine del trapanese, il bilancio dell’annata 2012 si chiude approvato nel dicembre 2013 a 40 euro al quintale per l’uva come e a 42 euro per le uve speciali”. Mancano, dunque, ancora dai 15 ai 17 euro al quintale. Finalmente, nel dicembre 2013, vengono erogati altri 10 euro al quintale, ma non gli altri 10 promessi (poi ridotti a 8). Nel frattempo, i soci fanno un’amara scoperta. L’ultimo pagamento sarebbe “frutto dei proventi del vino (annata 2013) venduto alla Cantina Europa” e “dunque non attingendo ai fondi del bilancio chiuso nel 2012, come sarebbe stato naturale”. Che fine hanno fatto quei soldi? Ma c’è anche dell’altro. I soci, infatti, sollevano perplessità anche sull’esborso relativo all’acquisto di una catena di imbottigliamento il cui costo iscritto in bilancio è di ben 800 mila euro. Una cifra che reputano eccessiva. A difendere Silvia Luisa Montalto sono gli avvocati Stefano Venuti Pellegrino e Arianna Rallo, mentre legale di Biagio Valenti è Giovanni Galfano.