Anche Castelvetrano ha i suoi candidati al consiglio della Regione Siciliana.
Si tratta di quattro persone: Giovanni Lo Sciuto, Ina Venezia, Lucia Titone e Giuseppina Corso.
Era spuntato anche il nome dell’avvocato Erina Vivona, che però ha preferito non partecipare: “Ho ricevuto proposte sia dalla destra che dalla sinistra – ha affermato l’ex aspirante sindaco alle recenti amministrative di Castelvetrano abortite dallo scioglimento per mafia del Comune – ma non credo che una mia candidatura sarebbe servita alla mia città. E quindi ho preferito mantenere una fisionomia civica. Anche perché è evidente che stiano facendo a botte tra loro, fino ad oggi non ho sentito parlare di programmi seri e del bene dei siciliani”.
C’era anche il nome di un altro castelvetranese, Vito Abate, che pare invece sia stato proposto insistentemente a sostegno del candidato presidente Nello Musumeci, prima di essere cancellato appena in tempo per la presentazione ufficiale. La sua presenza, dapprima nella lista “Diventerà Bellissima” e poi in “Fratelli d’Italia-Noi con Salvini”, aveva allarmato diversi elettori che avevano tempestato di telefonate i supporter di Musumeci, segnalando l’inopportunità di quella candidatura.
Vito Abate è il fratello di Maurizio, candidato sindaco abbastanza sui generis alle mancate amministrative del 2017, conosciuto per le sue singolari posizioni nei confronti della mafia (“non esiste, è solo criminalità organizzata”, ne abbiamo parlato qui) e dei collaboratori di giustizia (ne abbiamo scritto qui).
Ma in città è conosciuto anche per essere stato condannato, nel 2013, a quattro anni e mezzo di carcere (in primo grado), come principale imputato della tentata truffa allo Stato venuta fuori dall’operazione “Re Mida” della guardia di finanza nel 2007.
Il nome dell’operazione scaturisce dal fatto che, per gli inquirenti, l’ingegnere di Castelvetrano riusciva a trasformare in oro tutto ciò che toccava, in una delle più grandi presunte truffe alla legge 488, quella dei finanziamenti pubblici alle imprese, scoperte dalle nostre parti.
Le segnalazioni arrivarono anche ad Elena Ferraro che, seppur non candidata, aveva dichiarato di sostenere Musumeci e l’aveva chiamato per bloccare quel nome, con l’obiettivo di salvaguardare la linea delle liste pulite voluta dallo stesso candidato alla presidenza. Niente di personale, chiaramente. Anche perché il caso era stato segnalato anche da altri, che si aspettavano un allontanamento che di fatto è poi avvenuto.
Obiettivo difficile per tutti, quello delle liste pulite, soprattutto quando ad occuparsene non può essere sempre in maniera diretta lo stesso candidato presidente. Alla fine però, in una tornata elettorale così ampia, determinate “scelte” sono destinate a stridere con quanto affermato dallo stesso Musumeci poche settimane fa: “Quando parlo di liste pulite non mi riferisco a fatti di rilevanza penale, perché a quelli ci pensa la legge dello Stato e la legge Severino: tutti i candidati lo sono nel rispetto della legge, su questo voglio essere chiaro. Il problema è di carattere etico e di opportunità politica. Come dice il protocollo della commissione nazionale Antimafia, votato dal Pd e dai Cinque Stelle, sul piano etico non esistono poteri sanzionatori, esiste soltanto una più o meno alta o bassa responsabilità da parte di chi compila le liste, cioè dei partiti".
E al di là di come la si voglia vedere, cioè se la responsabilità finale di scelte discutibili può essere imputata ai singoli partiti della coalizione oppure al candidato presidente, Musumeci ha anche detto che “la selezione che non hanno fatto i partiti la faranno gli elettori. Anzi, voglio essere più chiaro – aveva aggiunto - e invito a non votare i candidati chiacchierati, dovunque siano”. In questo caso, gli elettori hanno proposto l’eliminazione dalle liste dell’ingombrante ingegnere castelvetranese, ancor prima di arrivare al voto.
Un approccio che, se fosse esteso anche agli altri candidati in tutti i partiti, potrebbe dare il vero avvio ad una pulizia che se non è voluta dalla base, difficilmente potrà essere imposta dai vertici politici.
L’ingegnere Vito Abate, già il 10 settembre scorso, dal suo profilo facebook aveva scritto di essere “ufficialmente candidato nella lista del presidente Musumeci”. E siccome non si diventa candidati con uno schiocco di dita, ma dietro l’avallo di strutture politiche locali o provinciali, il caso potrebbe rappresentare un’occasione di riflessione sulle dinamiche di relazione che producono una determinata candidatura.
Ad ogni modo, i castelvetranesi che invece correranno per l’elezione al consiglio regionale, come si diceva all’inizio, sono quattro.
Giovanni Lo Sciuto a sostegno di Nello Musumeci, con Forza Italia, grazie al pressing del commissario regionale dei forzisti Gianfranco Miccichè e contro il volere di D’Alì. Lo Sciuto, componente della commissione parlamentare antimafia regionale, nella mancata elezione comunale dello scorso giugno, sosteneva il candidato sindaco Luciano Perricone (espressione del dimissionario Errante, prima dello scioglimento del Comune per mafia).
Giuseppina Corso a sostegno di Nello Musumeci, con Diventerà Bellissima. Alla prima esperienza politica, è compagna di Nicola D’Aguanno: candidato alla camera dei deputati nel 2013 con “La Destra” di Francesco Storace, coordinatore di “Riva Destra” per Castelvetrano nel gennaio del 2017 ed aspirante consigliere comunale nelle mancate amministrative dello scorso giugno nella lista “Andare Oltre” di Erina Vivona.
Ina Venezia a sostegno di Fabrizio Micari, con Sicilia Futura-Psi. Proviene dall’ambiente del Rotary club, ideatrice del progetto Atena (prevenzione sanitaria itinerante) insieme ad Anna Maria De Blasi, presidente del Rotary di Castellammare del Golfo e alla campobellese Doriana Licata, del Rotary di Salemi (ex candidata alle regionali del 2012)
Lucia Titone a sostegno di Claudio Fava, con Cento Passi per la Sicilia, ex consigliere provinciale di Rifondazione Comunista. La federazione provinciale di Trapani, dalla relativa pagina facebook, aveva scritto che l’ufficializzazione della candidatura era stata “offuscata da un probabile atto intimidatorio nei confronti della candidata”. Alla richiesta di maggiori informazioni sull’accaduto, il segretario provinciale del Prc, Giuseppe Sanfilippo, ha risposto così: “Ci sono ancora indagini in corso, pertanto trovo non sia opportuno approfondire oltremisura; appena possibile sarò più esaustivo, fermo restando che è intenzione della segreteria, improntare la campagna elettorale sui programmi e sui valori della sinistra radicale e non sulle facili ed ‘utili’ strumentalizzazioni, queste le lasciamo volentieri ai vari Crocetta e Lumia di turno…”.
Egidio Morici