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30/10/2017 06:00:00

Regionali, ieri il confronto tv tra i candidati. Grillo in Sicilia, arriva Berlusconi

 Il confronto tra i cinque candidati alla presidenza della Regione Siciliana, avvenuto ieri su Rai tre, altro non è che la fotografia di quest'Isola.
Uno scatto, il fotogramma di una confusione spasmodica che si alimenta di se stessa, una bagarre sulla questione liste pulite ed impresentabili.
Tutti contro Nello Musumeci, il candidato di centro destra, a cui i politici di sinistra, come quelli di centro e ovviamente anche a destra riconoscono come uomo per bene, eticamente e moralmente irreprensibile. Uno dei pochi politici che ha già dimostrato di saper amministrare, di certo di non essere l'ultimo arrivato.
E a dirlo è anche qualche candidato dentro il PD che nel 2012 era in appoggio a Musumeci, quando la politica è camaleontica.

Non si parla di altro, solo di liste di impresentabili, nessuna violazione di legge è avvenuta per candidare i genovese di turno, i Riccardo Pellegrino e compagnia bella. Si tratterebbe di opportunità politica, quella forse è venuta a mancare ma un candidato presidente non è il deus ex machina di ogni partito della coalizione. E' tenuto a dare indicazioni, direttive ma non può imporre nulla a partiti che rispondono a loro coordinatori e quadri dirigenti.

 

Quindi Nello Musumeci diventa impresentabile. Gli altri tutti delizia succulenta di quest'Isola che viene tirata per la giacchetta.
E' uno scontro tra Giancarlo Cancelleri, del movimento Cinque Stelle, e Nello Musumeci, Claudio Fava al contrattacco. Più defilato Fabrizio Micari, candidato per il centro sinistra.
Certo, verrebbe da dire: cosa c'è di più impresentabile di un centro sinistra che ha governato con Rosario Crocetta e soprattutto di un PD che non è stato in grado di individuare un candidato presidente, più marcatamente politico, così da evitare di trattarlo come una bomboniera? Che poi diciamolo, le bomboniere non si usano più.
Micari è un uomo moderato e liberale, capace anche di far innamorare politicamente una parte del centro destra, ha avuto poco tempo a sua disposizione per comprendere bene il meccanismo elettorale e soprattutto politico. Non ha avuto un grande appoggio dai partiti che questa campagna elettorale non l'hanno proprio saputa gestire. Se Micari dovesse vincere la competizione, e governare la Sicilia, allora, non si offendano i partiti, ma sarà solo merito del candidato. E di quella parte di centro destra che voterà il rettore.
Il PD ha giocato a nascondino, incapace a far conoscere programmi e candidato presidente. Portato in giro, soprattutto nel trapanese, da una attività produttiva all'altra. Deputati uscenti del PD e senatrice in carica sembrano usciti dal villaggio dei Puffi, dove tutto è fantasioso “ trallallero trallalla”.
Tutti contro Musumeci, dicevamo, perchè parlare male degli altri è meglio che parlare di sé stessi.
Micari e Claudio Fava, una medaglia per due sinistre oramai antitetiche, due sinistre che hanno diviso gli elettori e che unite avrebbero formato il prossimo governo siciliano.
Facciano introspezione da quelle parti che sempre immaginano di essere i detentori assoluti dell'etica, della morale, della buona politica e del saper fare. Il resto poca cosa. Se lo dicono loro.


Presente al confronto anche Roberto La Rosa il candidato di Siciliani Liberi che si arrabbia per avere avuto poco tempo a sua disposizione rispetto ai suoi competitor.
Micari è centrato sulla progettualità e sul ponte sullo Stretto di Messina, mentre le infratture siciliane sono in crisi e le strade impercorribili si torna ancora a parlare di ponte.
I candidati si scherniscono tra di loro, è la politica 2.0, è il trend utilizzato anche da Micari che ha perso un po' della sua sfida gentile per strada. In ogni suo intervento l'attenzione è sempre sugli altri e sui grillini: “Cinque anni fa ha tentato di attraversare lo Stretto a nuoto e non ce l’ha fatta né lui né il suo candidato alla presidenza Cancelleri. Oggi dopo appena mille metri, avendo annunciato una marcia di 10 km, è stato costretto a tornare nel suo hotel a cinque stelle. La verità è che non ce la fanno, falliscono anche nelle cose più semplici. Pensate che disastro se dovessero guidare una regione con cinque milioni di abitanti”.
Questa battuta Micari avrebbe potuto evitarsela, si torni parlare di Sicilia e di programmi e non di prove fisiche. Una caduta di stile... sarà la stanchezza post matrimonio.

La ricetta per ricostruire la Sicilia la trova Silvio Berlusconi che però paga lo scontro politico al proprio interno. Musumeci non è il candidato ideale per Forza Italia, questo il Cavaliere lo sa.
Ha riflettuto molto, e tra un ritocchino e un altro, ha deciso che anche i siciliani debbano vedere la sua grinta, così il primo di novembre sarà a Palermo.
Lo dice chiaro il Presidente: “La ricetta per la Sicilia è una sola, e si chiama crescita. Si basa su due pilastri. Uno è quello fiscale: meno tasse significano più denaro per i consumi e per gli investimenti. L’altro aspetto principale riguarda le infrastrutture. Meno Stato per fisco e burocrazia, più Stato per infrastrutture e sicurezza”.

C'è Grillo intanto in Sicilia, bagno di folla a Catania per il leader pentastellato e poi via per Palermo dove ha invaso le strade del centro storico: “Scegliendo il centrodestra i siciliani tornerebbero a 20 anni fa: Berlusconi ha lo stesso linguaggio del '94, è un venditore di sole, un pubblicitario nell'anima. Sono certo che la gente di qui non si farà fregare. Domenica si gioca una partita fra il passato e il futuro".