Dovranno comparire l'8 maggio davanti al gup del tribunale di Trapani per l’eventuale rinvio a giudizio, i castellammaresi Giuseppe Pace e il figlio Pietro, accusati di estorsione e minacce.
A settembre dello scorso anno finirono in carcere per estorsione perpetrata nell’ambito di un’asta giudiziaria per l’acquisto di una villa di contrada Fraginesi di Castellammare del Golfo, Giuseppe e il figlio Costantino, scarcerato alcuni mesi fa dal fratello Pietro, che ritornò dalla Germania dove lavorava come operaio, per andarsi a costituire. Nei giorni scorsi il tribunale del riesame ha concesso gli arresti domiciliari a quest'ultimo, mentre è rimasto in carcere il padre Giuseppe. Per l'altro figlio il pm ha chiesto l'archiviazione.
I fatti hanno avuto inizio a maggio del 2017 quando una donna di Castellammare, Lucia D’Angelo, si aggiudicò ad un'asta giudiziaria la villetta che era di proprietà dei Pace e messa all’asta dopo una procedura esecutiva avviata da una banca creditrice. Da quel giorno la signora D'Angelo e il figlio 35enne sono stati minacciati e intimoriti in tutti i modi per farli desistere dall'acquisto dell'immobile e quando sono stati inviati a casa della donna 8 cartucce da fucile, mamma e figlio si sono rivolti ai carabinieri denunciando l'accaduto alla Procura della Repubblica.
Le indagini e la sorveglianza continua presso l'abitazione della vittima delle intimidazioni, hanno permesso di raccogliere gravi indizi nei confronti degli arrestati. Nel corso delle indagini sembra che i militari abbiano appurato anche che i Pace stessero programmando un attentato contro il figlio della signora.