Sotto processo per bancarotta fraudolenta e truffa allo Stato, il 38enne agente di commercio marsalese Antonio Ignazio Correra ha improvvisamente deciso di cambiare difensore. Ha revocato, infatti, il castelvetranese Francesco Messina, che pure lo aveva fatto assolvere in un paio di processi (evasione fiscale e insolvenza fraudolenta), e ha nominato suoi nuovi legali il mazarese Antonino Carmicio e il napoletano Antonio Ciotola.
Intanto, nell’ultima udienza nel processo per bancarotta e truffa allo Stato avrebbero dovuto deporre due consulenti della difesa, ma l’udienza è “saltata” per l’assenza di uno dei tre giudici del collegio del Tribunale di Marsala.
Il reato di truffa allo Stato viene contestato in quanto il Correra, affermando “falsamente”, secondo l’accusa, di essere stato vittima di estorsione e usura, avrebbe indotto in errore la prefettura di Trapani e il commissario straordinario di governo, riuscendo così ad accedere al “fondo di solidarietà”. Incassando quasi 200 mila euro. E con una parte di questa somma (158 mila euro) ha comprato un’abitazione a Montepulciano (Siena), poi sequestrata dalla magistratura e nella quale, l’8 giugno 2015, fu posto, per un certo periodo, agli arresti domiciliari. La bancarotta, invece, viene contestata per il fallimento della Kemical Green. L’inchiesta è stata svolta della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura. Nel corso del processo, il consulente tecnico della Procura di Marsala, Antonino Casano, ha affermato: “La Kemical Green non ha avuto rilevanti perdite nel periodo in cui Antonio Correra sosteneva di essere vittima di usura. Ci sono stati solo dei prelievi di denaro da parte dell’amministratore”. L’accusa di bancarotta fraudolenta è stata formulata perché, a giudizio degli investigatori, Correra avrebbe depauperato sistematicamente il patrimonio della fallita “Kemical Green”, di cui era legale rappresentante, prelevando dalle casse della società oltre 212.749 euro, nonché incassando una somma leggermente inferiore mai registrata nella contabilità delle entrate relative a crediti vantati dalla società nei confronti di molti clienti. Nel luglio 2015, accogliendo l’istanza dell’allora difensore Francesco Messina, Correra fu rimesso in libertà, ma per “impossibilità di reiterare i reati di bancarotta e truffa allo Stato”, dal Tribunale del Riesame, secondo il quale comunque “sussistono i gravi indizi di colpevolezza”.
Nel 2008, Antonio Correra denunciò e fece arrestare dai carabinieri il ristoratore Massimo Bellitteri e il suo socio in affari Antonino Salvatore Sieri, accusandoli di estorsione, usura e lesioni personali. Il 22 giugno 2015, però, accogliendo sostanzialmente le richieste del pm, il Tribunale ha assolto Bellitteri e Sieri dalle accuse di usura ed estorsione, condannandoli a soli 5 mesi, nonché a 500 euro di risarcimento danni, per esercizio arbitrario delle proprie ragioni e lesioni.
Antonio Ignazio Correra, intanto, è già stato condannato in primo grado per vari reati: tre anni e 8 mesi di reclusione per truffe in danno di aziende che producono e commercializzano fertilizzanti agricoli, un anno e 4 mesi per ricettazione assegni rubati e otto mesi per calunnia.