Non erano state messe ancora in vendita. Eppure circolavano in molti bar e ristoranti di Marsala e Trapani. Bottiglie di vino Donnafugata rubate dallo stabilimento di Marsala, scatolo dopo scatolo, e rivendute ai locali. Il tutto con la complicità di chi quelle bottiglie le doveva sorvegliare.
Sono venuti a galla per caso i fatti che hanno portato alla sbarra tre marsalesi accusati a vario titolo di aver trafugato bottiglie di vino dalla rinomata cantinaper poi rivenderle.
Il tutto è saltato fuori quando un dipendente della storica cantina, durante una cena al Delfino, ha ordinato una bottiglia di vino della Donnafugata. Il dipendente si è accorto che il vino ordinato non era ancora stato messo in commercio. Da lì scatta la denuncia, e poi il processo che vede imputati davanti al Tribunale di Marsala Salvatore Sammartano, Cirincione Salvatore, e Eros La Rosa, quest'ultimo guardia della Europol incaricata di vigilare la cantina Donnafugata. La Rosa, tra l'altro, è stato arrestato tempo fa perchè beccato a rubare all'interno di un ristorante, nottetempo, e un'altra volta perchè da vigilante del Baglio Hopps, hotel in disuso, avrebbe consentito a suoi complici di rubare del materiale.
Anche qui il copione sembrerebbe essere simile.
Le indagini, dicevamo, sono partite dopo la denuncia di un dipendente che aveva notato una bottiglia non ancora in commercio in un ristorante. I fatti risalgono al 2014, come depone il maresciallo Alberto Furia, dell'arma di Marsala, sentito davanti il Giudice Monocratico Iole Moricca “Il 24 di settembre del 2014 questo dipendente si era recato nel ristorante Delfino per una cena e in questa circostanza nell’ordinare del vino vide che c’era una bottiglia che portava un lotto di un vino che ancora non era stato commercializzato dalla Cantina Donnafuga. Pertanto hanno ritenuto che quella bottiglia era stata sicuramente trafugata e quindi presentarono una prima denuncia il 27 settembre".
Tramite le fatture rinvenute al Delfino si arriva a Salvatore Cirincione gestore di un locale di Trapani, il "Lounge Bar" insieme a Salvatore Sammartano, noto anche per il suo bar a Marsala. Effettuata una perquisizione nelle rispettive abitazioni vengono trovate diverse bottiglie a casa del Sammartano.
I controlli continuano e vengono ispezionati diversi locali marsalesi e trapanesi. Vengono trovate diverse bottiglie di quello stesso lotto al Juparanà, al Caffè Letterario, al Bar Alagna. Alcuni dei bar rispondendo alle domande degli inquirenti riferiscono da chi acquistarono le bottiglie, tale Giuseppe Fanara. E' lui stesso che fornisce il nome di La Rosa, che aveva lasciato diverse bottiglie di quei lotti a casa dell'ex ragazza poi diventata fidanzata di Fanara. Da lì si comincia ad indagare su La Rosa, guardia giurata del'Europol di Marsala, la stessa che forniva il servizio di vigilanza in tutta la struttura di Donnafugata.
“Quindi abbiamo collegato che chi materialmente poteva entrare all’interno della struttura senza destare sospetti era proprio questo Eros La Rosa – dichiara il maresciallo Furia - non solo in una circostanza, acquisito questo dato certo che La Rosa Eros era anche stato segnato di servizio per vigilanza abbiamo risentito i proprietari”. “Prima informalmente ma poi ci hanno indicato alcuni testimoni che il giorno 10 di agosto del 2014, che è una domenica, avevano notato stranamente che, in un luogo dove materialmente la vigilanza non era prevista, Eros La Rosa, in divisa, era in compagnia di Salvatore Sammartano che non aveva nessun motivo di essere all’interno della struttura” conclude Furia.
Ma quante erano le bottiglie? Secondo Fanara le bottiglie vendute ai bar di Marsala e Trapani erano 15, 20, ma per il pm Signorato erano molte di più.
Da lì viene sentito Fanara, colui che ha venduto le bottiglie ai bar marsalesi e trapanesi, che molto confuso inizia l'esame col dire che aveva solo 15/20 bittiglie ma grazie alle contestazione effettuate dal Pubblico Ministero Dottoressa Signorato le bottiglie risultano molte di più.
Il processo continuerà il prossimo 12 luglio, quando verrà sentito come teste Filippo Licari, proprietario del Juparanà, uno dei locali di Marsala al quale sarebbero state vendute le bottiglie rubate.