Il Gup di Palermo Marcella Ferrara ha condannato a pene tra i 18 e i 6 anni di carcere sette persone, tra le quali anche due spagnoli, coinvolte, a fine 2017, nell’operazione antidroga “Borasco”, condotta da Dda e della Guardia di finanza di Palermo.
La pena più severa (18 anni di carcere) è stata inflitta a Pietro Maniscalco, di 58 anni, di Marsala, considerato al vertice dell’organizzazione criminale insieme allo spagnolo Alonso Gerardo Olarte, di 54 anni, che è stato condannato a 16 anni.
Queste le altre condanne: 12 anni spagnolo Santiago Gonzales Rodriquez, 46 anni, ex appartenente alla Guardia Civil, 10 anni a Vito Chirco, di 56 anni, di Marsala, 8 anni e 9 mesi a Marisa Spatola, di 49 anni, palermitana, moglie di Maniscalco, 8 anni a Vincenzo Crimi, di 57, anche lui di Marsala, e 6 anni ad Antonello Cola, di 47, nativo di Roma.
Maniscalco e Chirco hanno già diversi precedenti per fatti di droga. Dalle indagini “Borasco”, coordinate dal pm Gery Ferrara, è emerso che notevoli quantitativi di cocaina sarebbero arrivati dalla Spagna per rifornire, tra il 2014 e il 2015, soprattutto i litorali di Marsala e Agrigento. La “base” dell’organizzazione di narcotrafficanti sarebbe stata proprio nella città lilybetana. Al vertice, secondo l’accusa, una “vecchia conoscenza” di forze dell’ordine e magistratura di Capo Boeo: Pietro Maniscalco, ritenuto vicino agli ambienti della criminalità organizzata e già con diverse condanne sempre per fatti di droga. La prima datata 2 maggio 1994, quando il Tribunale di Marsala, nell’ambito del processo “Alagna Gaspare + 70”, gli inflisse 5 anni e 10 mesi di carcere. Poi, nell’ottobre dello stesso anno, rimase coinvolto nell’operazione di polizia “Revival” (64 arresti e 14 denunce). Ma il “salto di qualità” lo fece nel 2004, quando finì nell’operazione antimafia “Peronospera II”. Anche se non venne condannato per mafia, nell’aprile 2007, davanti la Corte d’appello di Palermo, concordò una riduzione pena di circa un anno sulla condanna a 7 anni di carcere subìta, con l’abbreviato, dal gup Marco Mazzeo. Per Vito Chirco, originario di contrada Catenazzi, i guai con la giustizia iniziarono invece quando, come camionista, cominciò a trasportare ortofrutta in Francia, ma alla frontiera fu “beccato”. Nascosta sotto le primizie, i poliziotti trovarono marijuana. Inevitabile la prima condanna. Seguì, poi, l’operazione “Fumo di Londra”, che nel febbraio 2006 sfociò nella condanna, in Tribunale, a Marsala, di quattro persone, tra le quali anche il Chirco, a complessivi quasi 40 anni di carcere per traffico internazionale di droga.