Sono state accolte le richieste della Calcestruzzi Belice. Dopo la paura del pignoramento, adesso un sospiro di sollievo. Non si può procedere con la procedura esecutiva delle somme pignorate. A disporlo, secondo quanto riferisce l’edizione odierna del Giornale di Sicilia, è stato il giudice del tribunale di Sciacca, Grazia Scaturro, che ha accolto le richieste della Calcestruzzi. La linea difensiva adottata si basava sul fatto che il patrimonio dell’azienda, è un bene sottoposto a confisca definitiva antimafia, acquisito dallo stato e, dunque, sottratto alle procedure esecutive.
"Ove non fosse stata accolta la richiesta pregiudiziale di improcedibilità - dice il legale Emanuele Lo Voi Geraci – il giudice avrebbe dovuto disporre la sospensione dell’esecuzione rinviando le parti alla causa di merito con una durata media di 3 anni. Le somme pignorate sarebbero rimaste vincolate seppur non assegnate. Avevamo comunque richiesto la riduzione del pignoramento a quanto dovuto, 89 mila euro, rispetto a quanto effettivamente pignorato, 470 mila".
L’azienda, che ha come oggetto della propria attività la produzione di calcestruzzo preconfezionato e malte in tutte le loro forme, produce anche inerti, ghiaie, sabbie e pietrischetti. È stata prima sequestrata e poi confiscata ed è passata sotto la competenza dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati. I lavoratori sono pronti a ricevere l’assegnazione in gestione della struttura e sperano che l’Agenzia decida al più presto. Al momento si sta discutendo anche di una più stretta collaborazione, nei singoli territori, tra le attività che operano nello stesso ambito. Sulla forma di collaborazione tra le attività della filiera dell’edilizia a cavallo tra le province di Agrigento e Trapani punta anche Libera. È da settembre dello scorso anno, ricevuta l’autorizzazione della Questura di Agrigento, che è ripresa alla Calcestruzzi Belice l’attività di estrazione con l’utilizzo dell’esplosivo.