Danneggiamento con pericolo di naufragio, inottemperanza alle norme in materia di sicurezza della navigazione, inosservanza di quelle sulle segnalazioni e partenza in cattivo stato di navigabilità. Sono queste le pesanti accuse dalle quali dovrà difendersi, in Tribunale, il 43enne Vincenzo Antonio Corona, nato a Milwaukee e residente a Santa Flavia (Pa), comandante del motopesca “Antonina” che la notte tra il 28 e il 29 marzo 2017, a circa 16 miglia al largo di Marsala, speronò su una fiancata il motopesca mazarese “Giuseppe Salvatore Silaco”.
Si rischiò il naufragio. Con possibile annegamento di chi era a bordo: in tutto, una decina di marittimi. Difeso dall’avvocato trapanese Fabio Sammartano, il comandante Corona sarà processato davanti il giudice monocratico di Marsala (prima udienza: il 5 marzo 2019).
Arrivato in porto, il comandante Corona dichiarò che la collisione sarebbe avvenuta a causa di un’avaria accorsa al timone della sua imbarcazione. E questa “avaria” non gli avrebbe consentito di manovrare efficacemente per evitare l’impatto con il “Giuseppe Salvatore Silaco”. Ma dai controlli subito dopo effettuati dai militari dell’ufficio circondariale marittimo di Marsala emerse che non c’era stata alcuna avaria al timone. Secondo gli investigatori, poi, un’imbarcazione che procede a una velocità tra gli 8 e i 5 nodi (l’”Antonina”, quella notte, in quella zona di mare, stava procedendo a 5 nodi) può arrestare la propria corsa “fermando semplicemente le macchine, nell’arco di poco più di un minuto”. E invece ha tirato dritto contro l’altro motopesca. Cos’è accaduto, allora, quella notte? Per chi ha svolto le indagini è probabile che “al timone non ci fosse nessuno, o che chi ci fosse era distratto o addirittura dormisse”.