La prova della colpevolezza non è stata raggiunta. E per questo motivo, il pm Francesca Ferro ha invocato l’assoluzione (“perché il fatto non sussiste”) nel processo che davanti al giudice Lorenzo Chiaramonte vede alla sbarra 33 dipendenti e due imprenditori accusati di truffa e tentata truffa aggravata ai danni dell’Inps e falso ideologico per l’erogazione di indennità di disoccupazione.
Il pm ha, però, invocato la condanna a un anno e 9 mesi di reclusione per i due imprenditori coinvolti, i campobellesi Vincenzo Indelicato e Francesca Montalto, marito e moglie, per il reato tributario di “indebita compensazione”.
E cioè, per aver utilizzato “in compensazione”, ai fini del pagamento delle tasse, “crediti non spettanti”. Quest’accusa (ma non la truffa) era mossa anche a Francesco Indelicato, padre di Vincenzo, ma l’uomo nel frattempo è deceduto.
E per questo, il pm ha chiesto sentenza di “non doversi procedere” per morte dell’imputato. I 35 imputati alla sbarra sono quasi tutti residenti in centri della Valle del Belice (Salemi, Campobello di Mazara, Partanna, Castelvetrano, etc.). L’indagine, condotta dalla Guardia di finanza di Mazara e Castelvetrano, fu avviata a seguito di controlli incrociati tra Inps e Agenzie delle Entrate dai quali, secondo l’iniziale accusa, era emerso che un’azienda agricola di Campobello di Mazara operante nel settore dell’allevamento animali, tra il 2011 e il 2012, a fronte di un fatturato pressoché inesistente, aveva numerosi dipendenti. Interrogati, alcuni di questi avrebbero ammesso che in realtà avevano incassato indennità di disoccupazione. Un imputato patteggiò la pena in fase di udienza preliminare e qualche altro, pare, abbia poi restituito le somme percepite. Per due nordafricani risultati irreperibili la posizione è stata stralciata. Inizialmente, infatti, gli indagati erano 39. Al processo, perciò, arrivarono Francesco e Vincenzo Indelicato, padre e figlio, nonché Francesca Montalto, Giuseppe Bellitti, Vito Dara, Nicola Di Stefano, Maria Baudanza, Maria Ardagna, Ioana Maria Repede, Nadia Bellitti, Maria Di Stefano, Rosa Leone, Antonino Incerto Asta, Giuseppina Marchese, Rosaria Genna, Vito Margiotta, Michele Carlino, Francesco Accardo, Giacomo Fundarò, Francesco Italia, Gioacchino Marchese, Cataldo Pisciotta, Salvatore Galluffo, Gioacchino Giovanni Giobbe, Stefano Garifo, Eleonora Ingoglia Benedetto, Antonino Mangialomini, Maria Giovanna Arcoleo, Laura Patrizia Bua, Angelo Sciortino, Francesca Scirè, Tommaso Calandro, Claudio Gullo, Maria Caradonna, Giovanni Gregorio e Maurizio Stallone. Ieri, dopo la requisitoria del pm, sono iniziate le arringhe difensive, che proseguiranno anche il 27 settembre. Ad intervenire sono stati gli avvocati Ignazio Cardinale, che ha chiesto l’assoluzione per i suoi assistiti (Caradonna, Mangialomini, Gullo, Leone, Bua e Ingoglia), sottolineando come non fosse stata acquisita “alcuna prova in ordine alla penale responsabilità”. Sulla stessa falsariga, sono poi intervenuti i legali Anna Ferro (per Carlino) e Massimo Mattozzi (per Accardo).