Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
18/09/2018 07:30:00

A processo marito violento di Campobello di Mazara. Ha picchiato la moglie incinta

 Un vero bruto, se le accuse dovessero essere provate. Al centro della vicenda c’è un tunisino di 36 anni, Nejib Hammouda, processato davanti il Tribunale di Marsala per maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale, lesioni aggravate e atti persecutori (“stalking”). A denunciarlo è stata l’ex moglie, D.F., anche lei tunisina, con la quale viveva a Campobello di Mazara.

Il 3 ottobre, l’uomo dovrebbe essere in aula per difendersi dalle accuse che gli vengono mosse. Non è affatto certo, però, che si presenterà in Tribunale. Molto probabilmente, toccherà al suo legale, l’avvocato partannese Giuseppe Accardo, tentare di difenderlo. Sul fronte opposto, oltre al pm, ci sarà anche il legale di parte civile che rappresenta l’ex moglie di Hammouda, l’avvocato castelvetranese Paolo Mattozzi.

Secondo quanto denunciato dalla donna ai carabinieri nel 2014, la sua vita coniugale sarebbe stata un vero inferno. Ciò a partire dal 2010, quando il marito avrebbe cominciato a maltrattarla, “sottoponendola – si legge nelle carte dell’accusa - a continue vessazioni fisiche e psicologiche tali da arrecarle un perdurante stato di umiliazione e frustrazione”.

In particolare, “almeno una volta a settimana, spesso sotto l’effetto di sostanze alcoliche o stupefacenti alle quali era dedito, la offendeva pesantemente anche alla presenza di terze persone, la minacciava di morte, le usava violenza fisica consistita in calci, pugni, colpi a mani nude o con armi quali la cintura dei pantaloni o un pezzo di legno, tali da costringerla a ricorrere alle cure ospedaliere”. E in almeno due occasioni, ciò si è verificato mentre la donna era in stato di gravidanza. Il presunto bruto avrebbe anche costretto la moglie a rapporti sessuali contro la sua volontà, aggredendola, minacciandola e strappandole i vestiti. Ciò tra l’inizio del 2010 e la fine del 2011. E le violenze (lesioni personali gravi e stalking) non sarebbero cessate neppure dopo l’inevitabile separazione. Fin quando, nel giugno 2014, la donna non si decise a bussare alla porta dei carabinieri di Campobello per sporgere denuncia.