E’ stato condannato l’orafo marsalese accusato da un suo cliente di essersi appropriato di alcuni gioielli che gli aveva consegnato per delle riparazioni. Il giudice Chiaramonte gli ha inflitto sei mesi di reclusione e una multa, con pena sospesa.
L’orafo condannato per appropriazione indebita è Giuseppe Giacalone, 49 anni, che aveva la sua bottega in via Calogero Isgrò. Il cliente che lo ha accusato è Giuseppe Casano.
Il fatto contestato risale al gennaio 2016. Il valore dell’oro scomparso si aggirava, pare, sui quattromila euro. Nel processo, Casano non si è costituito parte civile, ma è stato come comunque “parte offesa”. E in questa veste è stato rappresentato dall’avvocato Vincenzo Forti. In aula, poi, il cliente ha confermato le accuse.
Sul fronte opposto, la difesa ha invece sottolineato la mancata produzione della ricevuta di consegna degli oggetti che il denunciante ha affermato di aver lasciato nella bottega dell’orafo. Quest’ultimo, nel frattempo, in un altro processo per fatti analoghi è stato assolto con la formula “perché il fatto non sussiste”. Nel corso di questo processo, invece, la difesa ha sottolineato che “è tutto da provare”, anche perché “Giuseppe Giacalone ha subito un grave furto, con locale, per altro, devastato con dell’acido dai ladri. Non si è appropriato degli oggetti d’oro che i clienti gli avevano portato per delle riparazioni”. E che proprio a causa del furto, che Giacalone ha denunciato in due fasi “per la necessità di fare una accurata ricognizione di tutto quello che i ladri hanno portato via”, Giacalone sarebbe stato costretto prima a rallentare l’attività e poi a cessarla.