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27/09/2018 08:27:00

Mazara, omicidio e occultamento di cadavere: condanna confermata per Signorello

La seconda sezione della Corte d’assise d’appello di Palermo ha confermato la condanna a venti anni di carcere che il 20 settembre 2017 il gup di Marsala Riccardo Alcamo inflisse, con rito abbreviato, a Giuseppe Signorello, 45 anni, di Mazara del Vallo, accusato dell’omicidio, con occultamento di cadavere in concorso con altri, del 38enne romeno Cristian Maftei. Per Signorello, lo scorso anno, il pm Antonella Trainito aveva chiesto l’ergastolo.

Il cadavere del Maftei, quasi completamente carbonizzato, fu trovato da alcuni contadini, il 22 maggio 2016, nelle campagne di contrada Biancolidda, in territorio di Mazara del Vallo, a circa 800 metri dall’azienda agricola dei fratelli Giuseppe e Vito Signorello, che è in contrada Fiocca.

Cristian Maftei, identificato dal Ris di Messina, era uno dei sei romeni che la notte tra il 15 e il 16 maggio del 2016 furono presi a fucilate e a colpi di pistola mentre stavano tentando di rubare alcune piante di cannabis dalle serre dei fratelli Giuseppe e Vito Signorello. A sparare, secondo l’accusa, è stato Giuseppe Signorello, che aveva deciso di vigilare armato sulla piantagione dopo avere subìto alcuni furti. Dopo avere ucciso il romeno, il presunto omicida chiese aiuto al fratello Vito, di 49 anni, e a due suoi dipendenti romeni di disfarsi del cadavere, che venne bruciato. L’indomani, a dare l’allarme, recandosi dai carabinieri di Marsala, furono i quattro romeni scampati al piombo (un altro era stata ferito a una gamba e fu accompagnato in ospedale). Nelle serre dei Signorello, poi, i carabinieri trovarono circa 9 mila piante di marijuana. A difendere l’imputato sono stati gli avvocati Paolo Paladino e Walter Marino. I familiari della vittima (madre, fratelli, figli e patrigno), rappresentati dagli avvocati Maria Adriana Giacalone e Leo Genna, si sono costituiti parte civile. Per loro risarcimento in denaro. Il 20 settembre 2017, il giudice Alcamo, in attesa del giudizio civile, ha condannato l’imputato anche al pagamento di un risarcimento danni “provvisionale” di 50 mila euro a testa in favore della madre e del fratello di Cristian Maftei che quella notte fu vittima di tentato omicidio, 40 mila in favore degli altri fratelli e dei figli e 20 mila del patrigno.