“Ho subito minacce pesanti, avvicinamenti di persone, ho avuto paura fisica”. Non proprio tempi facili per l'avvocato Josè Libero Bonomo, che a Trapani ha denunciato la richiesta di una collega, Rosa Sanna, di pagare 80 mila euro, a rate, per evitare che contro di lui venisse instaurato un procedimento per infedele patrocinio. Sanna, grazie alle denunce di Bonomo, è stata arrestata con le mani nella marmellata, mentre prendeva i soldi della presunta estrorsione da Bonomo, nel dicembre 2017.
In questi giorni Bonomo ha testimoniato, come parte civile, al processo che vede imputata Sanna. Ha raccontato come si sarebbe sviluppata la faccenda, con l'avvocatessa che avrebbe anche cercato di convincere Bonomo a truffare l'assicurazione per tirar fuori i soldi per una cliente che aveva assistito e che adesso era rappresentata da Sanna.
Ma non c'è solo questo nella lunga testimonianza di Bonomo, L'avvocato alcamese è finito al centro di un ciclone per le sue denunce e per il suo coinvolgimento nelle storie che riguardano Norino Fratello., l'ex deputato regionale arrestato per gli affari spregiudicati nell'accoglienza ai migranti, e con alle spalle una condanna patteggiata per mafia. Bonomo è infatti il legale di fiducia di Lorenzo La Rocca, l'ex prestanome di Fratello che ha deciso di vuotare il sacco e raccontare tutto il sistema del business dell'accoglienza.
Proprio su questo ha anche testimoniato Bonomo. Rispondendo alle domande del Pm Andrea Tarondo si è andati a finire sull'affaire Fratello. E Bonomo ha dichiarato in aula che non ha passato tempi felici, in un clima di minacce più o meno dirette per la sua attività di legale della gola profonda del sistema Fratello. “Sono stato avvicinato e minacciato per cambiare le difese”. Un giorno Bonomo è stato costretto ad andare in una abitazione in campagna da tale Benedetto Costantino, “che è una persona che mi aveva detto che era stato avvicinato da persone molto pericolose che venivano da Palermo, da adesso non mi ricordo dove, che si interessavano a me se io non avessi scritto o fatto determinate cose. Dovevo falsificare la comparsa di costituzione di Lorenzo La Rocca nel giudizio azione di responsabilità” in corso al Tribunale delle Imprese. In più Costantino - personaggio ancora da inquadrare fratello di Damiano, ucciso nell'89 per mano dei corleonesi – gli avrebbe consigliato qualcuno a palermo per scrivere l'atto di rinuncia alla difesa di La Rocca.
Bonomo, ha le idee chiare su alcune cose, su alcuni comportamenti. E da un po' registra tutti gli incontri, tutte le telefonate. “Da quando sono stato processato per calunnia, adotto questo sistema”. E da quando il suo assistito ha cominciato a raccontare il sistema Fratello e lui ha denunciato la collega per estorsione, un clima pesante si è creato attorno a lui nel Foro di Trapani. Bonomo si è rivolto all’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, presieduta da Renzo Caponetti. Da quando ha parlato della vicenda agli investigatori, per Bonomo si è aperto un periodo di totale isolamento, anche nei rapporti con i colleghi del foro. Addirittura, si fa fatica a trovare sostituiti che possano presenziare alle udienze. Il professionista si è comunque costituito parte civile nel procedimento, affidandosi al legale Giuseppe Panebianco, che rappresenta l’associazione antiracket “Gaetano Giordano” nei tanti procedimenti avviati dopo le denunce di commercianti ed esercenti.
In aula Bonomo ha raccontato, soprattutto, come è nata la vicenda che lo ha portato ad essere parte offesa. Diversi anni fa Bonomo ha assistito una donna, Vita Pipitone, imputata nello stesso processo con Sanna, per un contenzioso con una banca relativa a mutui e rapporti bancari in rosso. Quel procedimento in sede civile è stato perso, anche perchè era difficile ottenere un esito diverso, ha confidato Bonomo. Da lì l'ex cliente si è rivolta a Sanna, l'avvocatessa gli avrebbe imposto di pagare prima 60 mila, poi ha cambiato idea e la richiesta è diventata di 80 mila euro. "Sanna - ha detto l'avvocato Bonomo - mi incontrò e mi ammise che io avevo regolarmente condotto il mio mandato e però bisognava aiutare quella donna ed i suoi familiari". Un aiuto molto consistente che le consentiva di riacquistare la casa. Per farlo – ha raccontato ai giudici Bonomo – doveva versare dei soldi in “comode rate. Per tacitarla ed evitare spiacevoli conseguenze”. Il rischio era quello che Bonomo venisse distrutto professionalmente. Bonomo è stato al gioco, ha registrato e man mano che si incontravano portava tutto agli inquirenti. Quando si doveva consegnare la prima rata erano stati avvisati gli agenti della forestale che sono intervenuti mentre Sanna intascava la busta piena di soldi in un bar di Trapani.
Oggi continua il processo con un'altra udienza dedicata ai testi. Si tratta del giorno della difesa, dell'avvocatessa Sanna. In un processo che nasconde molte altre cose di una “semplice” richiesta estorsiva.