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24/10/2018 07:09:00

Il caso dei passaporti rubati alla Questura di Trapani. Per la Cassazione è "solo" truffa

E’ “solo” truffa allo Stato. Non associazione per delinquere finalizzata al peculato, furto, ricettazione e corruzione. Nella vicenda dei passaporti in bianco sottratti alla Questura di Trapani, la sesta sezione della Cassazione ha, infatti, confermato quanto sentenziato, lo scorso 9 aprile, dal Tribunale del Riesame di Palermo. Sentenza contro la quale ha fatto ricorso la Procura di Trapani. Adesso, però, la Cassazione ha rigettato il ricorso.

Contestualmente, lo scorso 9 aprile, il Riesame, su richiesta degli avvocati difensori Francesco Vinci e Vincenzo Forti, ha concesso i domiciliari al 57enne assistente capo di polizia Angelo Patriarca, che il 15 marzo era stato arrestato insieme al marocchino Rachid Dalal, di 32 anni. La truffa allo Stato è un reato per il quale la pena massima prevista è di 5 anni di reclusione.

Gli indagati possono, quindi, patteggiare e usufruire dello “sconto” di un terzo, evitando di tornare in carcere. Un’ipotesi, quella del patteggiamento, a cui il pm si era opposto. “Non ci sono dubbi – si legge nelle motivazioni del Riesame – sulla commissione, da parte del prevenuto (Patriarca, ndr), delle condotte materiali allo stesso ascritte (il poliziotto, presentandosi in Questura “sotto falso nome” ed esibendo una istanza del Commissariato di Mazara “contraffatta”, si fece consegnare 400 moduli di passaporto in bianco, ndr), al di la dei solidissimi dati esposti nell’ordinanza applicativa della misura in esecuzione (carcere, ndr), … va altresì evidenziata la sostanziale ammissione dei fatti compiuta dal Patriarca al momento dell’esecuzione della misura (arresto, ndr), allorché ha reso dichiarazioni spontanee alla polizia giudiziaria riferendo di avere effettivamente ricevuto denaro in cambio degli atti contrari ai doveri d’ufficio”. Proprio sulla base della riqualificazione del reato, sia Patriarca che Dalal (quest’ultimo, difeso dagli avvocati Diego e Massimiliano Tranchida) lo scorso 14 giugno sono tornati in libertà. Per la truffa, infatti, la carcerazione preventiva è di tre mesi. Intanto, in agosto, a Patriarca è stata contestata anche la detenzione illegale di munizioni. Un’accusa mossa a seguito delle perquisizioni subite lo scorso 15 marzo, quando i suoi colleghi trovarono dieci cartucce calibro 9 “parabellum” all’interno della sua personale cassetta di sicurezza al Commissariato di Marsala. Ma quelle cartucce – sostengono i difensori – erano già nel cassetto quando questo gli fu assegnato. Al marocchino Dalal, invece, sempre il 15 marzo, furono sequestrati una somma di denaro (10.500 euro) e alcune carte di credito.