Giacomo Di Girolamo, 44 anni, ex promoter finanziario della Banda Mediolanum di Marsala, è stato condannato, ieri sera, dal giudice monocratico Matteo Giacalone a un anno e 4 mesi di reclusione e 800 euro di multa per tentata appropriazione indebita.
L’ex promoter è stato, invece, assolto per un altro caso contestato di appropriazione indebita, mentre il “non doversi procedere” per prescrizione del reato è stato sentenziato per una serie di truffe che, secondo l’accusa, sarebbero state commesse fra il 2006 e il 2011.
Infine, assoluzione dall’accusa di falso in scrittura privata perché questo non è più previsto dalla legge come reato. Per Di Girolamo, il pm Ignazia Uttoveggio aveva invocato un anno e mezzo di reclusione.
Nove mesi, invece, erano stati chiesti per la 42enne Francesca D’Amico, che in alcuni casi avrebbe agito d’intesa con Di Girolamo, accusato di avere raggirato parecchie persone. La D’Amico, però, è stata assolta per alcuni reati e “prescritta” per altri. Sei i casi per i quali il pm, considerato il tempo trascorso dai fatti, era stato costretto a chiedere il “non luogo a procedere” per intervenuta prescrizione. Per due casi, invece, aveva chiesto l’assoluzione sulla base delle perizie calligrafiche chieste dall’avvocato difensore Ignazio Bilardello. Delusione, invece, tra le parti civili, rappresentate dagli avvocati Carlo Ferracane (dalla denuncia di un suo cliente è partita l’inchiesta delle Fiamme Gialle della Procura), Giuseppe Gandolfo, Salvatore Fratelli, Sebastiano Isidoro Genna, Giuseppe Cavasino, Riccardo Marceca, Pietro Giacalone e Giacomo Pipitone, che hanno lamentato l’eccessiva durata dell’iter dell’iter processuale, con conseguenti prescrizioni (adesso le vittime possono agire in sede civile, ma con altre spese e tempi lunghi). Le lungaggini processuali sono dovute anche alla strategia difensiva. L’avvocato Bilardello, infatti, ha inizialmente avanzato una serie di eccezioni procedurali che hanno fatto decollare il processo solo nel 2016. Adesso, quindi, il Di Girolamo, interdetto anche dalla professione di promotore finanziario per un anno 4 mesi, se l’è cavata con il minimo dei danni. Nel processo, la Banca Mediolanum - che ha cessato il rapporto con il promoter nel marzo 2011 per un assegno “a vuoto” - è stata al tempo stesso responsabile civile e parte civile.