Sono arrivate domenica sera le nomine dei manager della Sanità, la giunta Musumeci ha voluto anticipare i tempi, tentando di mettere a tacere le sigle sindacali di categoria che, la settimana scorsa, in conferenza stampa hanno anticipato la consegna di un dossier da cui si evincerebbero una serie di favoritismi.
Piomba, intanto, sulla Sanità siciliana la relazione del Ministero della Salute per il biennio 20162017.
Gli ospedali lavorano in affanno, i pronto soccorso perennemente intasati, carenza di medici che sono portati allo sfiancamento e per questo in costante rischio di aggressione.
La Sicilia raggiunge a malapena la sufficienza nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), il Ministero della Salute indica un punteggio minimo che è quello di 160, l’Isola arriva appena a 163 punti secondo i dati rilevati nel luglio dell’anno scorso.
Si dice che il governo Musumeci abbia ereditato una serie di problematiche dal precedente governo, targato Pd, ma in verità l’attuale esecutivo regionale non brilla in celerità e a parte gli annunci non ci sono grandi novità.
Le maggiori criticità riguardano la prevenzione e l’assistenza ai disabili e agli anziani. Condizioni migliori si registrano, invece, per quanto riguarda il tempo di raggiungimento dei soccorsi nel momento in cui viene effettuata una chiamata da parte dell’utente e per il trattamento delle malattie degli adulti.
Il dato sui parti cesarei non è confortante, se ne registrano il doppio rispetto ai parti naturali, così come non è sufficiente la prevenzione tumorale, a questo si aggiunga un non corretto e adeguato numero di posti letto. I tavoli ministeriali hanno poi evidenziato una seri di difficoltà finanziarie.
La relazione del Ministero della Salute mette nero su bianco le responsabilità del precedente governo regionale, che ha lasciato una sanità malata, ma mette spalle al muro anche l’attuale assessore regionale Ruggero Razza: pochi fatti e troppi ritardi.
La Rete Ospedaliera non è ancora stata adottata, mai entrata in vigore, e non c’è nemmeno un piano del fabbisogno del personale, stessa cosa per il documento unico di programmazione: mai arrivato ai commissari. Il documento, infatti, è uno strumento necessario per la classifica delle strutture in residenziali e semiresidenziali, in base al numero di residenza degli utenti di un dato territorio.
Nel frattempo la giunta regionale ha risposto con le nomine dei manager delle Asp, nessun volto nuovo, nomi legati alla politica, pressing di maggioranza e di opposizione.
Nomi che circolavano prima e che ci sono anche adesso, nessuna rivoluzione, quella tanto annunciata dal presidente Nello Musumeci e mai praticata.
Molti i nomi noti e che provengono dalla vecchia politica, un nome su tutti è quello di Francesco Iudica, cognato di Raffaele Lombardo, nominato alla guida dell’Asp di Enna.
Ma sono tanti i nomi legati al precedente governo, lo stesso nuovo manager dell’Asp di Trapani, Fabio Damiani, che prende il posto del commissario uscente Giovanni Bavetta.
Damiani fu a capo del CUC nel governo Crocetta, vicino all’ex senatore Beppe Lumia.