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23/01/2019 06:00:00

Caso “Oasi”. Truffa da 7 milioni a Regione e Ue. Beni rimangono sotto sequestro

 Il giudice monocratico del Tribunale di Marsala Matteo Giacalone ha respinto l’istanza della difesa che aveva chiesto il dissequestro dei beni immobili e del denaro, per un valore di oltre cinque milioni di euro, ai quali la Guardia di finanza ha posto i sigilli nel settembre 2017 a seguito dell’indagine sfociata nel processo per truffa per l’incasso di contributi pubblici ed evasione fiscale “Masella Ippolito e altri”

 Il giudice ha respinto anche la richiesta di dichiarare prescritto il reato di evasione fiscale. I fatti contestati risalgono al 2008-2009. Beni e denaro sono stati sequestrati a una coop che operava nel settore turistico-ricettivo (“Oasi società cooperativa” in liquidazione), nonché a tre dei personaggi (Paolo Ettore Masella Ippolito, di 57 anni, la moglie Giuseppa Claudia Ancona, di 52, e Antonino Scaglione, di 56) coinvolti nell’inchiesta delle Fiamme Gialle su una presunta truffa da sette milioni di euro in danno di Ue, Regione e Patto territoriale “Valle del Belice” nella realizzazione di un complesso alberghiero a Marinella di Selinunte (“L'oasi di Selinunte Hotel & Resort” con 144 mini appartamenti e 576 posti letto).

Oltre a Masella Ippolito, presidente del Cda di “Oasi” e per l’accusa anche amministratore “di fatto” della “Sistema”, alla Ancona, vice presidente del Cda di “Oasi” e a.u. della “Sistema”, e a Scaglione, del cda di “Oasi”, sono sotto processo anche Giovanni Giuseppe Ligambi, di 50 anni, a.u. della “Costruire”, nonché tre società: le coop “Oasi”, “Sistema” e “Costruire”. Intanto, a causa della già dichiarata prescrizione di alcuni episodi di truffa, o presunta tale, altre cinque persone non sono più imputate. Sono Antonino Russo, procuratore speciale della “Sistema”, Gaspare Secchia, professionista incaricato e firmatario della contabilità tecnica dei lavori rendicontati all’ente erogatore dei finanziamenti, Orazio La Monaca, progettista e direttore dei lavori, Santo Svizzero, ingegnere incaricato dall’Oasi della redazione del progetto di ammodernamento e ampliamento della struttura turistica e alberghiera preesistente, e a Francesco Paolo Vizzini, collaudatore dell’assessorato regionale al Turismo. Tranne quest’ultimo, che è di Palermo, gli altri sono tutti di Partanna e Castelvetrano. La truffa è stata dichiarata prescritta anche per Masella Ippolito, Ancona e Scaglione, ma non per Li Gambi. I fatti contestati risalgono al 2008-2009. A difendere gli imputati ancora sotto processo sono gli avvocati Gianni Caracci, Vito Incalcaterra, Vincenzo Salvo e Carmelo Carrara. Nel settembre 2017, il sequestro “conservativo” di immobili e denaro fu eseguito in esecuzione di un decreto richiesto dalla Procura regionale della Corte dei conti siciliana. “L’attività – spiegò la Guardia di finanza di Trapani - scaturisce da una pregressa indagine di p.g. condotta dalla Tenenza di Castelvetrano, all’esito della quale erano emersi profili di responsabilità sul conto della cooperativa e dei tre soci in ordine ai reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, correlati ai lavori di ampliamento e ristrutturazione della struttura alberghiera. Alla luce delle risultanze emerse, con sentenza dello scorso luglio, i Giudici della Corte dei Conti aveva già accertato in primo grado la responsabilità amministrativa solidale in capo alla società beneficiaria della provvista pubblica ed in capo alle persone che avevano concorso nello sviamento dei fondi ricevuti dagli Enti Pubblici finanziatori, condannandoli al pagamento della somma di euro 4.689.480 in favore dell’Assessorato regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo, nonché di euro 416.667 in favore del Ministero dello Sviluppo Economico”. E a seguito di ulteriori approfondimenti, disposti dalla Procura regionale della Corte dei conti ed eseguiti dal Nucleo di Polizia Tributaria di Trapani sulla base di novità introdotte dal nuovo codice di giustizia contabile, i militari delle Fiamme Gialle diedero esecuzione al decreto di sequestro, che ha riguardato due conti correnti bancari riconducibili a due dei tre soci (oltre 57 mila euro), nonché un complesso alberghiero a Marinella di Selinunte e un altro immobile. Il verdetto dei magistrati contabili è arrivato prima di quello penale. La Sezione giurisdizionale della Corte dei conti non ha atteso, infatti, l'esito del processo in corso davanti al Tribunale di Marsala.