Check-up completo e gratuito per chi si prostituisce. Lo prevede una circolare della Regione Siciiana. La potete leggere cliccando qui. Il provvedimento riguarda non solo chi si prostituisce, ma anche i "sex worker", cioè coloro che, per lavoro, hanno a che fare con il sesso. Così, il documento, redatto dall'assessore alla salute, Ruggero Razza, prevede «l'adozione di politiche attive, per il tramite del servizio sanitario regionale, volte all'avvio e all'implementazione di prevenzione socio-sanitaria, di monitoraggio e di accesso ai servizi sanitari in favore dei sex workers e anche di tutti i cittadini siciliani che si trovano in condizione di sessualità attiva».
La delibera prevede l'istituzione di uno sportello in ciascuna delle nove Aziende sanitarie provinciali dedicato alle malattie a trasmissione sessuale con un'equipe specialistica di professionisti. E ancora metodi contraccettivi e farmaci forniti gratuitamente nei consultori, negli ambulatori ostetrico-ginecologici e nei pronto soccorso e un registro con le informazioni sullo stato di salute degli interessati, rigorosamente in forma anonima, che permetta di esibire un «certificato di sana e robusta costituzione» rilasciato dopo un check up completo e gratuito.
L'obiettivo è «innalzare il livello di sicurezza delle condizioni di esercizio dell'attività lavorativa, consentire la scelta di lavoratori sessuali che siano sottoposti al controllo sanitario, far emergere le attività attualmente condotte in nero, ridurre i fenomeni di illiceità riscontrabili nell'ambito del mercato del sesso».
Chi sono esattamente i sex workers lo spiega lo stesso documento della Regione: “Il sex work – si legge – indica non tanto e non solo l’attività di prostituzione”, ma “tutte quelle in cui, dietro retribuzione, la sessualità e l’immaginario erotico vengono lecitamente utilizzati, in spazi reali o virtuali”. Inoltre “vengono definiti lavoratrici e lavoratori sessuali coloro che svolgono professioni connesse al mercato del sesso“. Insomma, non soltanto prostitute che battono i marciapiedi, ma anche e soprattutto chi lavora in casa o chiunque conceda a vario titolo prestazioni sessuali. Il documento cita alcuni esempi, fra questi “i fenomeni di lavoro sessuale part-time di studentesse o di casalinghe o le prestazioni sessuali offerte attraverso il web”.