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12/02/2019 12:50:00

Smaltivano illegalmente i detriti delle demolizioni a Triscina. Denunciate quattro persone

 I rifiuti inerti provenienti dalle demolizioni delle case abusive di Triscina, a Castelvetrano, utilizzati per la realizzazione di un capannone. 

E' quanto scoperto nel corso di un  controllo antimafia a carico della Ecoinerti, avvenuto dopo l'articolo di Tp24.it in cui si parlava di qualcosa di anomalo nei lavori di demolizione a Triscina.

Una gestione illegale dei rifiuti scoperta nel corso di controlli a carico della ditta Ecoinerti che si dovrebbe occupare del recupero e smaltimento degli inerti derivanti dalla demolizione delle case abusive. Carabinieri, Gdf, Polizia, e DIA nei giorni scorsi ha effettuato delle ispezioni nei cantieri delle imprese interessate all'esecuzione di lavori pubblici, tra questi, appunto, gli abbattimenti a Triscina. Secondo quanto scoperto, gli inerti gestiti dalla azienda di Campobello di Mazara non veniva smaltiti secondo legge, invece finivano in un cantiere di Campobello di Mazara per la realizzazione di un capannone. I responsabili dell'azienda sono stati denunciati. Ecco i dettagli nella nota dei Carabinieri.

Nei giorni scorsi, a seguito di controlli e verifiche, dirette al contrasto ai tentativi di infiltrazione mafiosa nei pubblici appalti, con particolare riguardo agli accessi ed accertamenti nei cantieri delle imprese interessate all’esecuzione di lavori pubblici, forniture e prestazione di servizi, il Gruppo Interforce composto da personale dell’Arma dei Carabinieri (anche con le specialità del Nucleo Operativo Ecologico di Palermo e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Trapani), della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza nonché della Direzione Investigativa Antimafia, effettuava un’ispezione presso il cantiere dell’impresa affidataria dei lavori di demolizione di n. 85 immobili abusivi siti in C.da Triscina del Comune di Castelvetrano, nonché presso il sito di recupero di rifiuti gestito dall’impresa ECOINERTI S.r.l.s. con sede in Campobello di Mazara, utilizzata per il conferimento per le attività di recupero/smaltimento dei rifiuti derivanti dalla predetta attività di demolizione. L’iniziativa rientra nell’ambito delle attività ispettive disposte in sede di Riunione Tecnica di Coordinamento.


A conclusione dei preliminari accertamenti venivano deferiti in stato di libertà in ordine ai reati di gestione illecita di rifiuti, abbandono e violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni/iscrizioni all’Albo dei gestori Ambientali rilasciato dal Libero Consorzio Comunale di Trapani (ex Provincia Regionale) l’amministratore della ECOINERTI, il titolare e un operaio di una ditta di trasporti, nonché un imprenditore di Campobello.
I Carabinieri del NOE, infatti, al momento del loro ingresso presso l’azienda di recupero rifiuti, sorprendevano un camion che stava per uscire dall’azienda con un ingente carico di rifiuti che, a seguito di ispezione, risultavano essere inerti che, seppur non pericolosi, non erano stati sottoposti al ciclo di separazione e recupero.
Le immediate attività investigative permettevano di appurare che quel carico di inerti era destinato per la realizzazione di un capannone per attività artigianale nell’agro del comune di Campobello di Mazara.
I militari dell’Arma dei Carabinieri, portatisi anche su questo cantiere, accertavano che era in corso la realizzazione di un terrapieno con inerti del tutto simili a quelli trasportati dal camion controllato all’interno del sito di recupero e verificavano che effettivamente l’imprenditore campobellese aveva acquistato diverse altre quantità di quel materiale, risultato non recuperato.


I Carabinieri quindi denunciavano alla Procura della Repubblica di Marsala i responsabili sia della ECOINERTI, sia della ditta di trasporto che l’imprenditore che stava costruendo il capannone ed aveva realizzato il terrapieno, per il reato di gestione illecita di rifiuti.
L’area di cantiere, ove erano destinati gli inerti, veniva sottoposta a sequestro, ma veniva sequestrata anche una vasta area dell’azienda ECOINERTI ove venivano accumulati i predetti inerti, non differenziati, ed il macchinario di frantumazione degli stessi.
Ieri il GIP del Tribunale di Marsala ha convalidato il sequestro, su richiesta della locale Procura della Repubblica.