Dieci mesi di lavoro per 49 audizioni e un «approfondimento assolutamente inedito» sul sistema Montante, il complesso di relazioni messo in piedi dell'ex presidente degli industriali siciliani adesso sotto inchiesta a Caltanissetta e capace di condizionare un'intera stagione politica regionale. Questo quanto emerge dalla relazione conclusiva della commissione regionale Antimafia dell'Ars guidata da Claudio Fava che ha approvato all'unanimità il documento conclusivo dal quale emerge «un quadro assai poco rassicurante che descrive la capacità dell'inner circle di Montante di dare forma ad un governo parallelo che ha avocato a sé, per molti anni, gli aspetti strategici della governance della Regione, arrivando a condizionare (o a tentare di farlo) processi decisionali, amministrativi e di spesa».
Un sistema di relazioni «con amici da premiare e nemici da cacciare» con liste di proscrizione e che ha utilizzato l'antimafia «come una clava», e «come un salvacondotto per il proprio tornaconto», per usare le parole di Fava. Relazioni e favori nei quali sono caduti giornalisti, politici, dirigenti della Regione, forze dell'ordine e magistrati. E nel quale l'ex presidente della Regione, Rosario Crocetta «era un mero esecutore di ordini» e le riunioni della giunta erano frequentate anche da Giuseppe Lumia. «Il senatore della porta accanto», titola il paragrafo della relazione a lui dedicato, a volte senza annotare nulla nei verbali. Fava - riporta il Gds - ha anche parlato di «provini» che questi dirigenti erano «chiamati a tenere prima di entrare all'assessorato. Provini da fare a casa di Montante. In un caso arrivando anche alla impudenza di fare mettere per iscritto al dirigente che doveva essere indicato dall'assessore, ciò che Montante voleva che facesse».
Una vera e propria scrittura privata «totalmente illegittima» e redatta «in triplice copia: una da dare all'Assessore, una a Montante e una al futuro dirigente». In 120 pagine la commissione ha ricostruito le vicende che hanno riguardato una stagione che si è conclusa ma che potrebbe avere ancora ramificazioni vive. «Le relazioni, i rapporti non evaporano solo perché qualcuno è iscritto al registro indagati», ha detto Fava. Tra le vicende che i commissari citano l'Expo 2015 o la nascita dell'Irsap «un paradiso delle consulenze il primo, nato dal protocollo d'intesa tra Montante, nella qualità di presidente di Unioncamere Sicilia e l'allora assessore alle Attività produttive (Linda Vancheri, ndr) che era un suo funzionario in Confindustria. Una cabina di regia unica, il secondo, sulla quale il cerchio magico aveva puntato le proprie ambizioni». «Nessun imbarazzo neppure da parte di chi», notano ancora i commissari (ed il riferimento è all'ex ministro degli interni, Angelino Alfano) «qualche settimana prima» della pubblicazione degli articoli che rendevano nota l'inchiesta aperta a carico dell'ex presidente di Confindustria (nel febbraio 2015) «lo aveva indicato quale componente dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati». «Fu un'idea mia, che nasceva dal fatto che nella gestione di questa Agenzia si notava la mancanza di un elemento manageriale. Immaginai di mettere un siciliano, un antimafioso», ha detto Alfano alla commissione, «Quando lo nomino eravamo all'apice. Poi venti giorni dopo», ha proseguito, «c'è stata la rivelazione del segreto istruttorio da parte del giornale e se violavano il segreto istruttorio venti giorni prima non lo nominavo». Un voto all'unanimità che ha avuto il plauso dal presidente dell'Ars, Gianfranco Micciché: «Su un argomento così delicato rafforza il Parlamento siciliano». La commissione inizierà una nuova serie di audizioni per sondare il terreno dei rapporti tra mafia e politica. «Un'urgenza giudiziaria», ha detto Fava, «ma anche di investigazione politica istituzionale».